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L’incontro tra due culture per confrontarsi e crescere

L’incontro tra due culture per confrontarsi e crescere

Diario del Campo scuola della Filca che si è svolto in Bosnia Erzegovina
Anche quest’anno la Filca nazionale è stata coinvolta nell’ideazione e gestione del Campo Scuola in Bosnia organizzato dalla Filca della Lombardia e dalla Filca del Veneto, di Bolzano e del Friuli Venezia Giulia. Il viaggio dei partecipanti italiani è iniziato il 30 luglio per arrivare nei pressi di Tuzla la mattina del 31 luglio. Durante il viaggio, Marco Manzoni, insegnante di storia ed autore di testi scolastici, ha illustrato la storia dei Balcani aiutando il gruppo a riflettere ed a comprendere le ragioni che hanno portato alla guerra degli anni ’90. Nel pomeriggio del giorno d’arrivo c’è stata l’apertura ufficiale del Campo Scuola che ha visto la partecipazione di 26 ragazzi/ragazze italiani (tra cui 7 Filca, 2 Cisl e i rimanenti del volontariato), 23 ragazzi/ragazze bosniaci (tutti del volontariato), 4 sindacalisti bosniaci delle costruzioni (tra i quali anche il responsabile cantonale), 7 componenti dello staff italiano, 3 di quello bosniaco, 7 interpreti, 8 tra artisti e supporto (storico, fotografo, addetto per le riprese, ecc..), 4 musicisti italiani e 2 bosniaci. Dopo le varie presentazioni, si è passati a raccontare le proprie biografie per poter rendere evidenti le differenze e le comunanze tra il vissuto italiano e quello bosniaco, sia nel lavoro, nelle condizioni di vita e nel volontariato. Non sono mancate visite in diverse città, come Tuzla, Sarajevo, Sebrenica, ai monumenti dedicati alle persone rimaste vittime dei bombardamenti ed al cimitero interreligioso che accoglie le spoglie di queste persone ( a Tuzla), ed incontri con le delegazioni sindacali ed il Sindaco (Sebrenica) per discutere e concretizzare un intervento di sostegno alla rinascita della città focalizzandosi soprattutto nella ricostruzione della scuola cittadina. Nell’ambito di questa visita, i nostri partecipanti hanno potuto anche vedere e toccare con mano la durezza e la povertà di questa cittadina tragicamente colpita dalla violenza che una guerra può generare. Sono stati organizzati anche dei workshops sulla scultura e la manipolazione della creta e sull’espressione personale attraverso la manipolazione del metallo arrivando a comporre delle vere e proprie opere. Non sono mancati momenti culinari dove si sono potuti gustare i piatti caratteristici dei due Paesi e momenti allietati da musiche italiane e bosniache e da uno spettacolo teatrale dedicato al conflitto. Per ben raffigurare il conflitto tra popoli vicini è stato scelto “Romeo e Giulietta” di Shakespeare, rendendoli contemporanei attraverso immagini di film e creando un parallelo tra i due amanti veronesi ed una coppia di ragazzi di etnia diversa nella New York di oggi. All’evento ha partecipato anche Domenico Pesenti, segretario generale della Filca Cisl nazionale, Giuseppe Stoppiglia, presidente dell’Associazione Macondo e degli esecutivi della Filca Lombardia, Veneto, Bolzano e Friuli Venezia Giulia finanziatori del Campo.

Claudio Sottile

Il sindacato in campo per un futuro capace di aggregare, motivare e smuovere le coscienze
L’esperienza di un Campo scuola in Bosnia è stata entusiasmante ed ha arricchito molto i suoi partecipanti. Abbiamo chiesto allo staff, composto da Mirella Baratelli, Nadia Francia, Fulvio Gervasoni, Mario Guidoni, Matteo Sartori e Roberto Scotti, di raccontarci questa esperienza. “E’ stata un’esperienza molto positiva sia dal punto di vista delle relazioni umane che di conoscenza in generale che non è facile trasmettere in poche parole. La struttura fondamentale sulla quale il Campo si è sviluppato si può riassumere in tre passaggi chiave: “Di fronte al mondo che si globalizza ed alle sofferenze di altri popoli: chi siamo? cosa stiamo facendo? cosa possiamo fare?”. La prima fase, quella del chi siamo, è servita a far conoscere tra loro le persone, a collocare la Bosnia nella sua condizione storica, economica e sociale, a fotografare brandelli di memoria (tragica). La riflessione ci ha insegnato a non confondere la memoria con la verità, a non accettare la rassicurazione per cui il male, la crudeltà, l’inumanità spietata sono collocabili in un tempo ed in un luogo e non ci toccano se teniamo lontano quei luoghi (la Bosnia, l’Afghanistan, il Libano, ecc…) e chi li interpreta (i serbi, gli extracomunitari, gli slavi, ecc..). Quindi, il primo vero passo per allontanare ed estirpare la violenza è quello di riconoscere che in ognuno di noi esiste una parte oscura che può emergere quando c’investe la paura ed il futuro si fa incerto, quando ci si sente aggrediti, violati. La Filca e la Cisl pensano che solo la cittadinanza attiva e l’assunzione delle proprie responsabilità permettano di resistere alla facile sudditanza e al tepore della collettività di fronte alle scelte dei politici o dei leaders che per dare risposte alle dure contraddizioni della vita e del vivere sociale condiviso, usano la religione, la provenienza geografica come false accuse del malessere mentre il problema risiede nella loro incapacità di elaborare nuove strategie e nuove soluzioni, più moderne, più democratiche. Il primo passo per essere cittadini responsabili è il lavoro, lavoro che, nel contesto bosniaco, è poco (la disoccupazione si aggira intorno al 50%) e chi lavora guadagna 200 euro mensili e l’attività più diffusa è quella edile in quanto il Paese è in completa fase di ricostruzione: qui il ruolo della Filca inizia a delinearsi meglio. Nella seconda fase, si è passati a capire cosa stano facendo le diverse persone nei rispettivi ambiti e realtà, attraverso lo scambio di esperienze soprattutto nel volontariato e nel sindacato. In Bosnia sono ancora realtà spontanee, casuali, non esistendo permessi o diritti sindacali: tutto si basa sulla dedizione e passione. Il tasso di sindacalizzazione è molto alto (tra l’80 e il 90%) ma l’iscrizione è solo di forma, un’abitudine ereditata dallo stato socialista più che un vero e proprio aderire in senso attivo, infatti non si possono fare scioperi, non esiste contrattazione ed una legislazione quadro alla quale fare riferimento. La terza fase è la ricerca di collaborazione attraverso interventi di sostegno per la ricostruzione del 1° piano della scuola di Sebrenica e lo sviluppo di un maggior rapporto con il sindacato locale delle costruzioni. Infine vorremmo con lo staff bosniaco preparare congiuntamente un intervento formativo da svolgere nel 2007 e mantenere continuità con il gruppo di ragazzi che hanno partecipato al campo. Come ultima riflessione, questo Campo ha dimostrato che in profondità non ci sono enormi differenze tra i ragazzi italiani e quelli bosniaci, a parte quelle culturali. Ambedue hanno paura del futuro e del domani. Proprio per questo La Filca e la Cisl devono avere la capacità di proiettare immagini di futuro capaci di aggregare, motivare, di far vibrare le coscienze.

C.S.

Le testimonianze di tre giovani corsisti
Dalla testimonianza di tre partecipanti è emersa la grande soddisfazione per il progetto di ricostruzione di una scuola a Sebrenica. Carlo Selvaggini Rsu Edilgori Viterbo Quale impressione hai avuto del Campo Scuola e che bilancio ne trai? Molto positiva l’impressione ed altrettanto positivo il bilancio. Ingenuamente mi aspettavo di parlare di temi strettamente sindacali, ma ho scoperto che il tema di fondo era la relazione, il socializzare. E’stata una bella esperienza di crescita. Credo che il sindacato debba essere anche molto concreto rispetto ai problemi che abbiamo incontrato e toccato. Puoi farci un esempio di questi problemi? Vedere dei bambini ancora piccoli che spaccavano la legna, in mezzo alle case disastrate e ancora crivellate di colpi a dieci anni dalla fine della guerra mi ha toccato molto, dà la dimensione di come vivono in Bosnia rispetto a come invece viviamo noi. Sebrenica è stata poi, un pugno nello stomaco. Direi che siccome molti bosniaci sono costretti a emigrare e saranno i nostri immigrati, se riuscissimo a costruire momenti di formazione utili ad abituarli al contesto italiano faremmo un buon lavoro sia per loro che per noi. Valeria Lazzer Filca Cisl Treviso Cosa ti ha lasciato quest’esperienza del Campo Scuola? Smettere di guardare e cominciare a darsi da fare sul serio. E’ questo il sentimento finale che mi porto ancora dentro. Sono stati sette giorni di durissimo lavoro, che abbiamo condiviso con ragazzi bosniaci. Abbiamo capito che le ore di viaggio non avevano come meta un luogo, uno stato, ma un’esperienza fuori dell’ordinario: poterci confrontare con realtà che abbiamo studiato, letto ma mai conosciuto veramente. Qualcuno, una volta mi disse, che per poter affrontare seriamente le diversità tra popoli, bisogna cominciare dall’uno ad uno ossia io mi confronto con te e non con tutto il tuo paese. Ciò che ha reso eccezionale il campo, è stato il fatto di mettere insieme ottanta ragazzi italiani e bosniaci in un posto isolato permettendoci di conoscere prima l’esperienza delle persone, poi il paese che ci ha ospitato. Mi è difficile riuscire a descrivere le sensazioni vissute: di certo tanto divertimento ma anche tantissima frustrazione nell’ascoltare ciò che hanno vissuto i nostri colleghi bosniaci. Ci hanno presentato la realtà della guerra, non quella patinata dei giornali che mostrano gli occhioni piangenti di un bambino, che al momento impressionano, ma poi vanno velocemente nel dimenticatoio, presi come siamo dalla frenesia della nostra vita. Abbiamo vissuto la disperazione di ciò che è avvenuto, raccontata con una tranquillità che sembrava stonata di fronte ai fatti cruenti e che non può che scioccare, come mai era avvenuto in precedenza. In quei giorni, infatti, i racconti non erano filtrati, non erano percepiti come ovattati e molto lontani. Niente era così lontano da non investire anche noi. C’è stata poi la frustrazione di capire che se le volontà di molti paesi (tra cui il nostro) fossero state altre, le cose sarebbero potute andate diversamente. Silvia Ghetti Filca Cisl Brianza Cosa è stata per te quest’esperienza e cosa ti ha insegnato? Mi ha cambiata molto. Vedere con i propri occhi, la sofferenza della gente e la miseria lasciata dalla guerra mi ha segnata profondamente.L’esperienza del campo scuola mi ha insegnato che con la volontà si possono abbattere tutte le difficoltà, perché non esistono differenze tra popoli ma solo tra persone. Abbiamo vissuto un concentrato di emozioni e superato i problemi di comunicazione verbale con la gestualità, il linguaggio del corpo, l’arte e le feste serali (soprattutto, perché quando si fa festa si comunica perfettamente). Ho imparato a crescere in una realtà nuova e diversa e a mettermi in gioco sempre di più; sono cresciuta perché essere lì, tra tutti quei ragazzi e quelle ragazze, e scambiarsi esperienze totalmente diverse mi ha fatto rendere conto di quanto sia stata fortunata ad essere nata in un paese piuttosto che un altro. Ottanta ragazzi e ragazze, circa, che portano avanti degli ideali comuni può davvero dimostrare che i giovani non sono poi così indifferenti alle problematiche internazionali, tutt’altro, sono parte attiva e importantissima risorsa.

C.S.

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