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Italia e Stati Uniti a confronto tra differenze e obiettivi comuni

Italia e Stati Uniti a confronto tra differenze e obiettivi comuni

Roma
La Filca incontra il sindacato americano Bac al Consiglio generale a Las Vegas
Si è tenuto a Las Vegas il Consiglio generale del sindacato americano Bac (International Union of Bricklayers and Allied Craftworkers) al quale ha partecipato il segretario generale della Filca Cisl nazionale, Domenico Pesenti. Al Consiglio generale durato due giorni è seguito l’esecutivo dei Benefits Funds (Fondi bilaterali pensionistici e sanitari) del Bac anch’esso di due giornate per culminare poi con la Conferenza dei Fondi internazionali bilaterali (America e Canada) al quale hanno partecipato 5mila addetti. Durante il Consiglio generale ha avuto luogo, come accade ogni anno, una premiazione per i migliori progetti di opere, nelle quali è presente il sindacato Bac, dove sono state consegnate 22 sculture sia al sindacato dell’area in cui è stata realizzata l’opera sia all’impresa appaltatrice. Le riunioni dei Benefits Funds erano incentrate sulla necessità di unificare i vari fondi territoriali in un fondo nazionale. Chiediamo al segretario Pesenti un giudizio sull’iniziativa… L’esperienza è stata molto positiva, anche grazie a Jim O’Leary, direttore esecutivo della Aibe (Alleanza Internazionale Bilaterale per l’Edilizia) e oramai vecchia conoscenza che opera come collegamento in Italia ed in Europa, che ci ha dato la possibilità di avere diversi incontri, anche al di fuori della plenaria, con il Presidente del Bac, John Flynn, con il quale abbiamo poi potuto scambiare idee, esperienze sul fare sindacato oltre ad esserci confrontati sul funzionamento del sindacato in Usa e in Italia. Ci sono forti differenze ma sono emersi spunti molto interessanti che potremmo adattare anche ad alcuni dei nostri sistemi. Segretario, può farci un esempio di queste differenze e di questi spunti? Una delle differenze che balza subito agli occhi è quella che loro sono organizzati per mestieri e non per categoria come invece lo siamo noi, ho incontrato, infatti, dirigenti del sindacato appartenenti alle unioni dei falegnami, dei muratori, dei posatori di marmi e piastrelle e di altri mestieri riguardanti sempre la nostra categoria. Per quanto riguarda gli spunti sono stati diversi quelli che potremmo tenere in considerazione per il nostro lavoro. Il forte ruolo del sindacato americano nella formazione professionale, una valorizzazione quindi della professionalità del lavoratore, seguita poi dal collocamento dello stesso sul mercato del lavoro. Cosa molto interessante sulla quale, anche noi come Filca, stiamo già pensando da tempo: una borsa lavoro dove poter formare i lavoratori secondo le esigenze di mercato. Un altro spunto molto interessante riguarda i Benefits Funds (organi paritetici organizzati a livello locale, regionale e nazionale) per ciò che concerne il sistema pensionistico integrativo ed anche quello sanitario integrativo che negli Stati Uniti sono già ben consolidati da tempo, sicuramente indotti dalle scarse tutele di welfare che il cittadino americano possiede. Pesenti, c’è qualcosa del nostro fare sindacato che può averli interessati? C’è da dire innanzitutto che il loro tasso di sindacalizzazione è piuttosto basso, considerato che il totale generale dei lavoratori si aggira attorno al 10%, in edilizia raggiunge il 17%. C’è stato un crollo di sindacalizzazione nel settore privato dovuto ad una forte espansione occupazionale al sud del Paese dove non esiste la tradizione e la mentalità di appartenere ad un sindacato. Quello che il sindacato americano ci invidia è il contratto nazionale del lavoro, il diritto alle ferie e le tutele generalizzate oltre ad una nostra capacità di mobilitare i lavoratori e scendere in piazza per manifestare qualora si verifichino problematiche in occasione dei rinnovi contrattuali e di nuove norme legislative. In sintesi la capacità di unificare obiettivi e lotte di tutti i lavoratori di un comparto in tutto il Paese. Negli incontri la nostra richiesta al sindacato americano è quella di tornare ad impegnarsi nell’organizzazione sindacale internazionale per avere più forza nei processi di globalizzazione delle economie e delle opportunità di lavoro.

Claudio Sottile

Tutto sul sindacato Bac e la sua struttura
Il BAC, il sindacato internazionale dei muratori ed artigiani affini, è il più antico dell’America settentrionale. E’ stato fondato nel l865 ed annovera 100mila iscritti tra Stati Uniti e Canada (per questo motivo è detto internazionale). Tutela muratori, addetti alla muratura di pietre da taglio, scalpellini, cementieri, intonacatori, posatori di piastrelle, mosaicisti nel migliorare la loro qualità di vita, sia nei luoghi di lavoro che fuori tramite lavori ben remunerati, benefits di qualità, condizioni di lavoro in sicurezza e solidarietà tra i membri. Il suo Presidente è John J. Flynn. Il Bac è governato dalla seguente struttura organizzativa: Membri I loro voti determinano chi farà parte del Consiglio esecutivo internazionale e del comitato esecutivo internazionale e chi ricoprirà le posizioni di dirigenti locali. I membri del Bac giocano un ruolo diretto ed importante nello sviluppo delle politiche e dei programmi del sindacato. Comitato Esecutivo Internazionale Il sindacato è governato da un comitato esecutivo composto dal Presidente, dal segretario-tesoriere e tre vice presidenti esecutivi. Questo organo stabilisce le politiche del sindacato ed assicura che a livello locale venga svolto il lavoro nell’ interesse dei propri associati. Sviluppa benefits, azioni politiche, formazione ed altri programmi designati a rafforzare il Bac ed i suoi affiliati. Consiglio Esecutivo Internazionale Include tutti i funzionari sindacali, i direttori regionali, dieci vice presidenti regionali di Stati Uniti e Canada, vice presidenti dell’artigianato che rappresentano ogni branca di giurisdizione del sindacato e membri in generale che rappresentano specifici gruppi di affiliati nel sindacato. Consigli regionali I dieci consigli regionali includono i principali funzionari che rappresentano i sindacati locali nella regione. Sono sostenuti da un direttore regionale assegnato dal Comitato esecutivo internazionale. Attraverso i consigli regionali, le strutture locali coordinano le attività organizzative e di formazione ed indirizzano argomenti specifici alla loro area geografica. Sindacati locali/Consigli distrettuali amministrativi Sono governati da un presidente o da un manager e servono da primo contatto tra quello internazionale e gli affiliati. Il dirigente principale è coadiuvato da altri funzionari eletti, rappresentanti locali e sindacalisti. I sindacati locali ed i consigli distrettuali amministrativi negoziano e rafforzano i contratti collettivi, organizzano nuovi affiliati e rispondono alle specifiche necessità dei loro membri.

C.S.

Le altre Organizzazioni
AFL-CIO La Confederazione sindacale Afl-Cio è stata creata nel 1955 dalla fusione dell’Afl (American Federation of Labour) e del Cio (Congress of Industrial Organizations) che a loro volta erano presenti negli Stati Uniti sin dal 1930. Questo sindacato rappresenta quasi 9 milioni di lavoratori di tutte le professioni e dalla sua fondazione, assieme alle sue affiliate, ha rappresentato l’unica forza effettiva in America per rendere migliore la vita dei lavoratori e delle loro famiglie. Nel 2005 in seno all’Afl-Cio c’è stata una spaccatura ed è stata fondata la Ctw (Change To Win) che ha portato con sé circa il 40% delle affiliate, lasciando quindi all’Afl-Cio circa il 60% delle affiliate. CTW Il Ctw è stato fondato nel settembre 2005 dopo la scissione dall’Afl-Cio, per punti di vista differenti sul fare sindacato e scontri di potere, da sette unioni e 6 milioni di lavoratori. Rappresenta lavoratori di diversi comparti dell’industria come trasporti, costruzioni, agroalimentare, ecc. Il Ctw con le sue affiliate ha come compito principale quello di organizzare i lavoratori per conseguire i diritti ed i valori americani di base come la contrattazione collettiva, il diritto alla pensione e ad un sistema sanitario di qualità, oltre alla lotta per i pieni diritti di lavoratori immigrati e a tutte le forme di discriminazione. BCDT La Bcdt (Building and Construction Trades Department) creata nel 1908 coordina le attività e fornisce risorse a 11 sindacati affiliati nell’industria delle costruzioni. Il suo impegno sta nell’organizzare nuovi lavoratori, nella formazione professionale e quella sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, nell’assistere i lavoratori su miglioramento dei salari, orari di lavoro e legislazioni che possono colpire i lavoratori e le loro famiglie. Ha 386 consigli locali, provinciali e nazionali negli Stati Uniti e Canada. All’inizio di quest’anno, a causa di problemi di gestione interna, c’è stata una spaccatura di alcune unioni che hanno dato vita ad un altro movimento, fondando la Nca. NCA La Nca (National Construction Alliance) nasce all’inizio del 2006 dalla scissione di 4 unioni (falegnami, camionisti, carpentieri e operatori movimento terra) dalla Bcdt come soluzione per affrontare le sfide dell’industria delle costruzioni del XXI secolo attraverso la formazione di lavoratori in materia di apprendistato, sicurezza sul lavoro e definendo consistenti politiche di lavoro e procedure di cui possano beneficiare tutte le parti.
Le segreterie del Nordest in trasferta per cercare collaborazioni con le istituzioni locali
Ingresso di manodopera, nuovo progetto formativo con l’Ucraina
LA FILCA dell’area Nordest (Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige),in attuazione del programma formativo per i dirigenti sindacali territoriali, ha intrapreso una serie di scambi di informazione e collaborazione con le istituzioni pubbliche e private in Ucraina. La delegazione italiana, composta da 24 dirigenti sindacali Filca tra cui i segretari generali regionali Giulio Fortuni per il Veneto, Viviano Cosolo per il Friuli Venezia Giulia, Michele Buonerba per l’Alto Adige e Stefano Pisetta per il Trentino, ha scelto l’Ucraina per la missione di studio fondamentalmente per due motivi: è il Paese più esteso del continente europeo, dopo la Russia, è punto strategico al confine dell’Unione Europea a 25, e per la numerosa presenza di ucraini in Italia (circa 125 mila regolari e 400 mila irregolari) impiegati anche in edilizia. Si è ritenuto necessario, quindi, che per regolare i flussi migratori, si debbano avere, in primis, le conoscenze reciproche tra gli attori istituzionali e sindacali dei due Paesi per passare poi ad un esame e ad uno studio comparato e costante del mercato del lavoro e dei flussi di manodopera e sviluppare, nella fase successiva, rapporti di collaborazione, alla base dei quali deve esserci il “pass” della formazione professionale. La missione è stata ricca di incontri e si è rivelata molto fruttuosa poiché ha raggiunto tutti gli obiettivi sopra citati. Nell’incontro al Ministero del Lavoro, con il Vice ministro, è stata sottolineata la gravità dell’emigrazione irregolare e la necessità di rapporti istituzionali tra governi. L’Agenzia del dipartimento dello stesso Ministero ha invece evidenziato che esiste in Ucraina una struttura nazionale che effettua formazione di figure professionali in accordo con la domanda interna ed internazionale e questa struttura ha già creato una rete di “collocamento concordato” in Italia con “Obiettivo Lavoro”. E’ stato molto interessante anche il rapporto presentato dall’Istituto per il Commercio Estero (Ice) di Kiev, dal quale risulta che il 35% delle importazioni di cucine componibili proviene proprio dall’Italia (Lube e Snaidero, in primis) e che ci sono 37 produttori/esportatori di legno grezzo che sono interessati a collaborare con aziende italiane. Si sono susseguiti, nei 4 giorni di permanenza in Ucraina, anche altri incontri. Quello con l’Associazione Italo-Ucraina (Aiu), già presente da alcuni anni, dove sono state evidenziate le difficoltà burocratiche-amministrative che molte volte ostacolano le collaborazioni commerciali. Spazi di collaborazione sono emersi dalle visite dell’unica scuola professionale per falegnami in Ucraina, promossa dalla locale presenza di Salesiani, dove si è potuto costatare che esistono tutte le condizioni per uno scambio regolare di manodopera formata, e da quella al più grande Consorzio di ditte edili e materiali da costruzioni facenti capo ad un’impresa di 1.500 dipendenti e alla direzione locale di una grande impresa italiana con sede a Trieste, considerando che, nei quartieri periferici di Kiev, è in atto un grandissimo fenomeno di urbanizzazione. La visita, a 300 km a sud-est di Kiev, in Poltava, di una tipica area agricola, ha dimostrato che l’Ucraina, se aiutata con specifiche intese di sviluppo commerciale, può mantenere la sua vocazione primaria di essere il granaio, non solo dell’ex Urss, ma anche dell’Unione Europea, possedendo il 30% delle terre nere presenti sul globo e di molte acque. Ricco di possibili sviluppi si è rivelato l’incontro e lo scambio di esperienze di modelli sindacali con il rappresentante per i rapporti internazionali dell’ex sindacato ufficiale (Fpu) e con il segretario del sindacato indipendente dei minatori (nato nel 1991) di una provincia orientale. Dopo la dichiarazione d’indipendenza (1991) e l’adozione di una costituzione democratica (1996) sulla base della legislazione sul sindacato del 2000, si sono sviluppati tre tipi di sindacati in Ucraina e possono ottenere lo status di nazionali, solo quando, al momento della registrazione obbligatoria, dimostrano di avere sedi in tutte le province del Paese. Questa legislazione del 2000 individua quali sono le finalità del sindacato e le modalità per lo svolgimento delle sue attività, pur ammettendo anche organizzazioni sindacali a livello solo territoriale. Significativo è però il fatto che il sindacato nazionale Fpu sia l’unico titolato a collaborare con enti e sindacati stranieri. E’ finanziato per l’80% da beni commerciali ereditati da quello dell’ex regime e per il resto dalle quote associative dei lavoratori. D’altronde i sindacati non sono del tutto autonomi dai partiti (che sono più di 100) e quindi agevolano gli interessi di questi che sono divisi principalmente tra quelli che premono per rapporti più stretti con l’Unione Europea e quelli che preferiscono, come il primo ministro, l’asse con la Russia che ha il dominio per la fornitura di gas. Al termine dell’esperienza vissuta in Ucraina, la Filca dell’area nordest intende dare seguito ad ulteriori iniziative per concretizzare gli obiettivi sopra menzionati nel continuare i rapporti diretti in particolare con il sindacato nazionale degli edili e costruzioni esistente nell’ambito del Fpu, nel rafforzare i rapporti con le istituzioni formative per un flusso di manodopera con professionalità adeguate a partecipare alla realizzazione di accordi tra le Regioni del Nordest e l’Ucraina applicando la recente legge regionale veneta che finanzia forme di flussi migratori basati su processi bipartisan di formazione.

C.S.

Veneto, novità per regolare i flussi di lavoratori dall’estero
Un pass avanti nella creazione di flussi di lavoratori regolari dall’estero. E’ quanto si propone la Regione Veneto attraverso la delibera del 12 settembre che recepisce il decreto ministeriale del 22 marzo 2006 sui progetti di tirocini formativi e di orientamento per i cittadini non appartenenti all’Unione europea. Giulio Fortuni, segretario generale della Filca Cisl Veneto è stato in Ucraina con i responsabili sindacali degli edili delle diverse province del nordest per verificare in loco la disponibilità a livello governativo rispetto al progetto. Fortuni, può spiegarci cosa prevede questo decreto ministeriale? In sostanza, sarà possibile che un soggetto promotore, ad esempio un’impresa, faccia una richiesta di un certo numero di lavoratori assumendosi la responsabilità, offrendo vitto e alloggio e un piccolo rimborso spese per poter poi inserire per due anni, giovani stranieri in un percorso teorico-pratico fatto di studio e lavoro. Si tratta di una novità importante perché finora gli ingressi erano fatti ad personam con le inevitabili lungaggini burocratiche di visti, ambasciate e così via. Ora invece le cose dovrebbero essere più agevoli e anche il Ministero delle Politiche Sociali ucraino per voce del vice ministro Petro Vasylenko, ha espresso favore per questa possibilità poiché non esisteva alcun accordo di scambio con l’Italia per l’ingresso di manodopera, o meglio, l’ingresso avveniva lo stesso, ma in maniera clandestina e soprattutto attraverso lo sfruttamento di organizzazioni malavitose. Prendiamo il settore dell’edilizia in Veneto: gli stranieri sono una media del 32% con punte nel trevigiano del 57%, una buona parte è ucraina e, secondo i dati forniti dall’Associazione “Ucraina Più” che opera a tutela dei lavoratori ucraini in Italia, i clandestini sarebbero cinquecento. La nuova legislazione consentirà almeno di limitare gli ingressi di clandestini attraverso una canalizzazione regolare e soprattutto di poter avere maggiore professionalità. Qual è invece la situazione dei lavoratori in Ucraina? Disomogenea. La disoccupazione media è al 7,6%, ma nelle campagne supera il 22%; a Kiev l’offerta di posti di lavoro è superiore alla domanda, le imprese sono in crescita, si stanno costruendo interi quartieri in periferia e molte infrastrutture, lì un lavoratore prende anche 450 euro al mese, ma nelle altre città si scende a 150 euro al mese mentre in campagna la situazione si fa difficile. In questo senso vorremmo stabilire un rapporto di collaborazione con la scuola di formazione professionale di Leopoli, a circa 500 km dalla capitale gestita dai Salesiani, che abbiamo avuto l’occasione di conoscere grazie agli operatori della Cooperativa Asa di Padova, che opera a favore dei giovani che escono dagli internat-orfanotrofi. Rimane, infatti, molto pesante la questione sociale: sposi giovanissimi che si separano e mandano in frantumi la famiglia, bambini abbandonati, l’alcolismo, la prostituzione. E’ cresciuto il ruolo del sindacato dopo l’indipendenza dal blocco sovietico? Abbiamo avuto modo di incontrarli e si è percepito un senso di grande speranza anche se per ora non hanno potere effettivo e leggi come il nostro statuto dei lavoratori. La componente indipendente è limitata mentre c’è ancora una forte influenza di regime, comunque si ispirano a noi, al nostro modello di relazioni sindacali, sarà un processo lento e in questo speriamo di fare la nostra parte, loro verranno da noi in novembre per stabilire un calendario di incontri di formazione per i loro quadri. Sono dell’idea che i diritti devono crescere insieme allo sviluppo e guardi che non è una dinamica sindacale, ma socio-economica.

M.N.

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