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L’edilizia mette le basi per lo sviluppo sostenibile

L’edilizia mette le basi per lo sviluppo sostenibile

Roma
Il sindacato propone l’istituzione di tavoli permanenti a livello locale per monitorare i territori
In Italia il settore delle costruzioni consuma circa il 45% di energia primaria, percentuale che tende ad aumentare ogni anno. Gli edifici contribuiscono in misura consistente alle emissioni di gas effetto serra dalla fase di costruzione fino all’uso e al mantenimento. La progettazione di edifici ha quindi un ruolo importantissimo nell’attenuare i fenomeni legati al cambiamento climatico ed è per questo che è necessario trasformare il modo di fare edilizia.
Negli ultimi anni il settore delle costruzioni ha vissuto una fase di forte crescita generata dalla domanda di nuove costruzioni per diversi fattori quali l’immigrazione, la riduzione dei nuclei familiari ed altro. Il 40% del totale dell’energia, circa la metà dei materiali estratti dal sottosuolo ed un quarto del totale dei rifiuti sono i consumi del settore edile a livello europeo, un impatto ambientale molto elevato che è prodotto proprio da quello che è il maggior settore industriale: l’edilizia, che contribuisce con l’11% al Pil europeo ed impiega circa 30 milioni di persone.
In Italia il settore delle costruzioni consuma complessivamente circa il 45% di energia primaria, percentuale che tende ad aumentare ogni anno. Gli edifici contribuiscono in misura consistente alle emissioni di gas effetto serra dalla fase di costruzione fino al loro uso e mantenimento. La progettazione di edifici ha, quindi, un ruolo importantissimo nell’attenuare i fenomeni legati al cambiamento climatico. E’ fondamentale e necessario ripensare l’edilizia in termini di sostenibilità, intendendo per costruzione sostenibile, quell’edificio o infrastruttura che abbia un impatto minimo sull’ambiente dove gli stessi vengono realizzati, considerando oltre alla costruzione stessa, il circondario, lo scenario regionale fino a quello globale. Si devono, quindi, rispettare delle regole di base: minimizzare l’uso di risorse non rinnovabili, eliminare o ridurre al minimo la dispersione di sostanze tossiche e contribuire al rafforzamento dell’ambiente naturale. Sviluppare in modo concreto pratiche sostenibili in edilizia può sembrare non facile nonostante l’argomento sia stato trattato in seminari e conferenze, a livello mondiale e spesso con l’impiego di ingenti risorse, dove sono stati forniti una miriade di dati ed informazioni. Occorre costruire una capacità, a livello locale e nazionale, per la raccolta di informazioni utili sulle pratiche sostenibili, tradurle in conoscenze ed applicarle alle politiche in atto. E’ chiaro che ciò comporterà la presenza, nel settore, di nuove figure professionali altamente specializzate nella progettazione e nelle tecnologie per il risparmio energetico e fonti energetiche rinnovabili. In Italia il decreto legislativo n. 192 del 19/08/2005, che ha recepito la Direttiva 2002/91/CE riguardante il rendimento energetico in edilizia, pone l’obbligo del rilascio del certificato energetico per gli edifici di nuova costruzione. Ma è importante agire anche sugli edifici preesistenti, si possono, infatti, usufruire di alcuni benefici previsti dalla Finanziaria se, al momento della ristrutturazione, vengono usati materiali che evitino la dispersione termica e vengono impiegate tecnologie a scarso impatto ambientale. Si deve agire, quindi, su due fronti: da un lato per le costruzioni di nuova realizzazione e dall’altro per quelle già esistenti, per conseguire risultati positivi e soddisfacenti.
Per il raggiungimento di questi risultati, è chiaro che è necessario il coinvolgimento di tutti gli attori che si occupano del settore: le Regioni e gli enti locali, le parti sociali, i costruttori ed i progettisti, le aziende che producono prodotti per l’edilizia e materiali da costruzione, le società dei servizi, gli utenti finali. Il ruolo giocato dai decisori locali è fondamentale e gli strumenti di cui si dispone vanno dal regolamento edilizio ai P.r.u.s.s.t (Programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio) ed altri ancora, ed è di fondamentale importanza che il sindacato, nel suo ruolo di multistakeholders (portatore di interessi dei lavoratori e di interessi globali) partecipi attivamente alla partita siglando con le altre parti protocolli d’intesa per l’istituzione di tavoli permanenti di lavoro su questo argomento.

Claudio Sottile

Edifici a basso consumo per migliorare la qualità ambientale: nuove strategie in un protocollo siglato ad Arezzo
Un protocollo d’intesa firmato per costituire un tavolo permanente di lavoro tra Ordini e Collegi professionali (geometri e periti industriali), Regione Toscana, Provincia di Arezzo, Comune di Arezzo, Associazioni imprenditoriali del settore edile, Azienda Usl 8, Comunità montane, sindacati edili, Arpat (agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana), Centro per la formazione e Sicurezza in edilizia della Provincia di Arezzo. “Con questo tavolo – afferma Gilberto Pittarello, segretario generale della Filca di Arezzo – i firmatari del protocollo si impegnano ad elaborare proposte e strategie volte a favorire lo sviluppo dell’edilizia sostenibile, in grado di conciliare il contenimento dei consumi energetici e lo sfruttamento delle energie rinnovabili con la massima qualità architettonica”. Sarà compito dei componenti del tavolo, coordinato dalla Provincia di Arezzo tramite un suo dirigente e da una segreteria operativa, in collaborazione con rappresentanti delle associazioni sopra menzionate, nelle loro riunioni periodiche provvedere a promuovere l’integrazione a l’approfondimento delle Linee guida per la valutazione della qualità energetica ed ambientale degli edifici in Toscana secondo la delibera della giunta Regione Toscana del 2005 e quella modificata nel 2006 . Inoltre il tavolo elaborerà e pubblicherà approfondimenti sulle modalità di introduzione e controllo nell’apparato normativo del Comune di incentivi per l’edilizia sostenibile in applicazione alla legge regionale 01/05, collaborerà con i comuni della provincia aretina per elaborare nuovi regolamenti edilizi, indicando le tecnologie più adatte per i diversi contesti paesaggistici ed ambientali, tenendo in considerazione le caratteristiche tradizionali dell’edilizia locale e del paesaggio toscano. “Con la firma di questo documento – prosegue il segretario aretino -, le parti si impegnano anche ad individuare ed istituire un sistema di percorsi per la formazione continua e la qualificazione a più livelli per operatori edili ed impiantistici, riconosciuti dalla Regione, e la Scuola edile si pone come unico ente formativo per le imprese ed i lavoratori”. Verranno anche elaborati criteri di stesura per bandi pubblici con la possibilità di riconoscere punteggi specifici per operatori di settore che siano in possesso di tale qualifica; e criteri per l’introduzione, nel documento preliminare alla progettazione da allegare a bandi di concorso di progettazione, di requisiti delle prestazioni che siano conformi ai principi di sostenibilità e di riduzione dell’impatto ecologico, e metodi e criteri per valutare tali proposte di progetti. “E’ importante – conclude Pittarello -, individuare criteri di indirizzo per la certificazione energetica degli edifici ai sensi del Dlgs. 192/05 e della legge regionale toscana 39/05, proporre agli enti locali l’istituzione di premi annuali per le migliori opere realizzate riservati a costruttori e professionisti oltre che a stilare una lista delle imprese, qualificate a più livelli, su cui fare riferimento sia per gli appalti pubblici che per quelli privati”. Il protocollo si propone anche di promuovere campagne di informazione rivolte ai cittadini sui costi e benefici degli edifici a basso consumo ed alta qualità ambientale.

C.S.

La riqualificazione urbana e le infrastrutture di rete
PRUSST: sono i nuovi Programmi di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio promossi dal Ministero dei Lavori Pubblici con l’obiettivo di realizzare interventi orientati all’ampliamento ed alla riqualificazione delle infrastrutture, del tessuto economico-produttivo-occupazionale, al recupero ed alla riqualificazione dell’ambiente, dei tessuti urbani e sociali degli ambiti territoriali interessati. Prevede la partecipazione del privato sia per opere private che per quelle pubbliche o di interesse pubblico. Il P.r.u.s.s.t. non riguarda solamente il recupero urbanistico edilizio ma comprende anche infrastrutture di rete e prevede il coordinamento con strumenti già esistenti.
I principali obiettivi sono: la realizzazione, l’adeguamento ed il completamento di attrezzature di livello territoriale ed urbano, in grado di promuovere e di orientare possibilità di sviluppo sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale garantendo l’aumento di benessere della collettività; la realizzazione di un sistema integrato di attività con lo scopo di ampliare e realizzare insediamenti industriali, commerciali e artigianali, la promozione turistico-ricettiva e la riqualificazione di zone urbane centrali e periferiche interessate da fenomeni di degrado.
I finanziamenti provengono dal Ministero dei Lavori Pubblici a cui possono concorrere risorse diverse quali finanziamenti europei, finanziamenti privati ed altri.

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