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CALTANISSETTA, IN UN ANNO PERSI 400 POSTI DI LAVORO NEL SETTORE EDILE

CALTANISSETTA, IN UN ANNO PERSI 400 POSTI DI LAVORO NEL SETTORE EDILE

“Un’esplosione lenta, una reazione a catena con effetti micidiali sull’economia locale”. L’analisi viene dal segretario generale della Filca-Cisl di Caltanissetta, Francesco Iudici. Nella provincia sarebbero circa 400 i posti di lavoro nel settore edile andati in fumo rispetto agli ultimi dodici mesi. In lieve aumento il numero di lavoratori immigrati nel comparto delle costruzioni: circa una settantina lo scorso anno, più di cento adesso.
“Il settore edile vive un momento delicato – dichiara Iudici – senza un minimo di programmazione. La crisi non ha risparmiato il settore edile, che ha avuto sempre un’importante funzione anticiclica nel nostro sistema: oggi si trova ad affrontare una crisi tutta interna, con un mercato del lavoro molto locale e poco internazionalizzato. Occorre perciò realizzare le infrastrutture per evitare che il territorio rimanga isolato: l’Agrigento-Caltanissetta non ci sfiora nemmeno – accusa il numero uno della Filca nissena –  il porto di Gela rimane un sogno, la Siracusa-Gela è lontana anni luce dalla completa realizzazione. La Caltanissetta-Gela è  penalizzata per il crollo del viadotto Geremia II: una fetta di economia è perciò tagliata fuori dal sistema economico. Poco o nulla”.
“In ogni parte del mondo, è in corso una gigantesca mobilitazione di risorse pubbliche per arginare la discesa. Dalle nostre parti regna l’immobilismo. Sono stati polverizzati gli interventi finanziati con Agenda 2000. La crisi ha messo sul lastrico le famiglie, la classe politica non prova nemmeno a scongiurarla. Eppure avrebbe gli strumenti e le risorse: undici miliardi di fondi comunitari da spendere entro il 2013. Una massa gigantesca di denaro da mobilitare per dare una spinta vigorosa all’economia della Regione. Imprese che assumono, disoccupazione che scende, stipendi che corrono, consumi che ripartono. Anche se per due mesi la Raffineria continuerà a marciare  i problemi legati alle autorizzazioni rimangono. La politica non può stare a guardare. Bisogna riporre definitivamente le vecchie logiche di spartizione del potere, spazio invece alle idee e ai programmi”.

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