A pochissimi giorni dalla scadenza del termine per la presentazione delle domande al Bando di selezione per il conseguimento della qualifica professionale di restauratore e di collaboratore restauratore di beni culturali, sale la preoccupazione di Feneal Uil Filca Cisl Fillea Cgil per il futuro delle migliaia di operatori del restauro che di fatto verrebbero esclusi. Le proteste dei lavoratori del comparti e le migliaia di ricorsi presentati al Tar hanno fino ad oggi prodotto ben 4 proroghe della scadenza di quel bando, togliendo tra l’altro le castagne dal fuoco agli stessi uffici amministrativi e telematici del Mibac, alle prese con caotiche e contraddittorie procedure ed in presenza di oltre 16.000 domande e circa 35.000 accreditamenti al sito predisposto dal Mibac, una mole di pratiche che potrebbe creare difficoltà non facilmente superabili in merito all’espletamento della prova di idoneità ed alla successiva fase di valutazione di tutta la documentazione prodotta dai candidati.
Dall’uscita del decreto ministeriale (n. 53/2009) che ha dato il via alla procedura, Feneal Filca Fillea hanno denunciato tutte le perplessità in merito alla gestione della regolamentazione del comparto del restauro e al metodo, privo di qualsiasi confronto con le parti sociali e le Regioni, con cui si è portato avanti, una denuncia che si è concretizzata con numerose mobilitazioni in tutta Italia. Ai lavoratori del restauro deve essere riconosciuto la professionalità acquisita, e devono avere regole certe dal punto di vista formativo. Da anni denunciamo, in relazione al settore dei Beni Culturali, la situazione insostenibile che quotidianamente vivono i lavoratori del restauro e dell’archeologia nei cantieri: elusione dall’applicazione dei CCNL o sottoinquadramento; utilizzo di forme di lavoro atipico scarsamente retribuite e prive di tutele sindacali, che nascondono, sotto forma autonoma, rapporti di lavoro subordinato.
Per Feneal Filca Fillea i punti critici del bando sono rappresentati dal mancato riconoscimento dell’attività svolta ai fini del titolo professionale dopo il 2000 che penalizza principalmente i giovani restauratori del settore; la documentazione richiesta a corredo della domanda, difficilmente reperibile, che favorisce in prevalenza i titolari d’impresa a discapito dei professionisti che hanno lavorato alle loro dipendenze; il fatto che si voglia cancellare la valenza dei corsi finanziati negli anni dalle Regioni ai sensi della Legge n° 845/1978 in un mercato, quello dei beni culturali, di forte e potenziale sbocco occupazionale.
Da Feneal Filca Fillea, dunque, l’invito alla ragionevolezza: il Mibac torni sui suoi passi rispetto ad una gestione della procedura che rischia di ritorcersi contro, provocando una ulteriore paralisi del comparto ed immediata apertura di un “tavolo tecnico/politico presso il Mibac che coinvolga il Miur, le parti sociali e le regioni. Solo così sarà possibile individuare regole condivise per la procedura di qualificazione.