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REGGIO EMILIA, DENUNCIA DELLA FILCA: UN TERZO DEI CANTIERI E’ IRREGOLARE

REGGIO EMILIA, DENUNCIA DELLA FILCA: UN TERZO DEI CANTIERI E’ IRREGOLARE

“Cantieri irregolari nel reggiano? Chiediamo maggiore trasparenza e coerenza nel settore delle costruzioni”. Lo afferma il segretario generale territoriale della Filca Cisl di Reggio Emilia Salvatore Cosma che aggiunge “negli ultimi anni il settore delle costruzioni é stato contraddistinto da lavoro irregolare e forme contrattuali atipiche, avulse dallo stesso settore”.
“Viene riscontrato – prosegue il sindacalista – anche dai dati emersi dagli organi ispettivi avvenute in provincia nel corso dell’anno appena trascorso, in cui un terzo dei cantieri ispezionati sono risultati irregolari. I cantieri ispezionati sono stati 255; con 413 imprese e 1066 addetti complessivi di cui ben 288 lavoratori autonomi (27% degli addetti), ovvero di coloro che armati di sola partita iva, costituiscono da soli una azienda”.
Si rileva come “nei cantieri edili sono stati rilasciati 101 verbali di contravvenzione, il 44% nei confronti delle imprese esecutrici di opere. Il 42% delle irregolarità è stato riscontrato a carico delle figure responsabili dell’organizzazione dei cantieri, soprattutto imprese affidatarie (33%), coordinatori per la sicurezza, ma anche committenti dei lavori. Il 23% dei ponteggi presentava irregolarità di diversa natura; sono state riscontrate irregolarità nelle lavorazioni sui tetti nel 24% dei casi (dati del servizi di Prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro e i Servizi impiantistici antinfortunistici delle Ausl Reggio Emilia)”
“Tale tipologia di operai denominati ‘artigiani’ concretamente sono da qualificarsi come lavoratori pseudo- autonomi, in quanto, sono gli stessi operai che fino a qualche giorno prima lavoravano alle dipendenze di un datore di lavoro, per il quale ora lavorano con partita iva. Questa costituisce una grave problematica e una stortura del sistema, ed è una delle motivazioni, per la quale le casse edili reggiane nell’ultimo anno edile hanno perso una percentuale molto alta di lavoratori, molto vicina al 20%. Spesso, si è fatto un largo uso nel settore edile del contratto part-time, che per sua natura mal si addice alle peculiarità e caratteristiche dello stesso settore, infatti, negli scorsi rinnovi contrattuali si è stabilita la percentuale massima di lavoratori part-time che una azienda può avere nel suo organico, fissata al 3%”.
“Un’altra forma contrattuale ‘atipica’ in uso nel settore delle costruzioni – prosegue Cosma – è il contratto di associazione in partecipazione, in cui l’associante (in genere l’imprenditore) attribuisce all’associato (il prestatore d’opera- lavoratore) il diritto alla partecipazione agli utili della sua impresa, dietro corrispettivo che può essere caratterizzato da un apporto di lavoro o di capitali oppure entrambi. Tale contratto specifica che l’associato partecipa agli utili ma anche alle perdite nella stessa misura, ed è questo il punto, che spesso si partecipa in maniera spropositata nella divisione delle perdite e in maniera non congrua all’apporto di lavoro prestato, relativamente agli utili”.
“Queste forme contrattuali mirano a destabilizzare un sistema ormai indebolito dalla crisi strutturale del settore e dagli scarsi aiuti che le istituzioni mettono in campo per farlo ripartire. A tal proposito FILLEA CGIL – FILCA CISL – FENEAL UIL nazionali hanno proclamato una manifestazione a Roma per il 3 marzo prossimo, per chiedere di rilanciare il settore, eliminare qualsiasi forma di illegalità attraverso una forte azione di contrasto alle infiltrazioni mafiose”.
Per il segretario Cosma “un altro elemento di non poco conto per evitare forme di lavoro irregolare è l’attestazione di congruità della manodopera attraverso il Durc dematerializzato previsto dalla legge sulla semplificazione e legalità della Regione Emilia Romagna, e invita tutte le stazioni appaltanti della provincia ad applicare tale legge. Tale controllo sarà effettuato dalle casse edili ed è entrato in vigore dallo scorso 01/01/12 e riguarda i cantieri pubblici e privati al di sopra dei 70.000 euro”.
“Pertanto, gli strumenti per creare un settore limpido, coerente e trasparente, ci sono tutti – conclude il dirigente – ma anche e soprattutto le istituzioni dovranno fornire il loro prezioso contributo per migliorare il settore, anche in vista del tavolo aperto sul mercato del lavoro, per rilanciare un settore che da sempre è considerato il volano dell’economia in grado di far ripartire anche gli altri settori in un futuro molto prossimo”.

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