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RAPPORTO OCSE: BENE LE RIFORME DELL’ITALIA, ADDIO ALLA RECESSIONE NEL 2013

RAPPORTO OCSE: BENE LE RIFORME DELL’ITALIA, ADDIO ALLA RECESSIONE NEL 2013

L’Italia ha avviato un ambizioso programma di riforme, che insieme alle misure intraprese dall’eurozona hanno ridotto i rischi di rallentamento economico, e potrebbero aiutarla a uscire dalla recessione già nel corso del 2013. Lo scrive l’Ocse, nel suo ultimo rapporto sull’economia del nostro Paese. Per l’Italia, la priorità resta la riduzione ampia e prolungata del debito pubblico, perché con un rapporto debito/Pil vicino al 130% e un piano di ammortamento del debito particolarmente pesante», il Paese rimane esposto ai cambiamenti improvvisi dell’umore dei mercati finanziari.  Secondo l’Ocse il rapporto deficit/pil dell’Italia salirà al 3,3% nel 2013 e al 3,8% nel 2014: “L’indebitamento netto – spiega l’Ocse nel rapporto sull’Italia presentato oggi – risulta peggiore rispetto alle stime del governo a causa delle prospettive di crescita più deboli”. Nel quadro macroeconomico contenuto nel Def presentato in aprile, il governo stima un deficit al 2,9% del Pil nel 2013 e all’1,8% del Pil nel 2014
Altro tema: le tasse. In Italia “è impossibile per il momento ridurre in modo significativo il livello complessivo dell’imposizione”, ma l’eliminazione delle agevolazioni fiscali senza giustificazioni economiche permetterebbe di aumentare la base imponibile e quindi ritoccare le aliquote marginali senza impatto sulle entrate.
Nel suo rapporto sull’economia italiana, l’Ocse rivede di nuovo al ribasso le stime sul Pil per il 2013, prevedendo una contrazione dell’1,5%, contro il -1% previsto nell’outlook del novembre scorso. Il ritorno alla crescita non è previsto prima del 2014, per cui l’organizzazione stima un +0,5%. Per l’Ocse l’economia italiana potrebbe frenare nei prossimi mesi e non dovrebbe iniziare a crescere prima del 2014.  Secondo gli economisti di Parigi, infine, gli effetti positivi della serie di ampie riforme dal lato dell’offerta adottate a partire dalla fine del 2011, richiederanno tempo per materializzarsi, a causa del clima di scarsa fiducia, del ritmo lento della ripresa negli altri paesi e della necessità di proseguire sulla strada del consolidamento fiscale. Il piano annunciato ad aprile 2013 di ridurre significativamente i debiti arretrati della Pubblica Amministrazione è benvenuto. L’impatto sulla crescita però è incerto, per cui in queste previsioni è inclusa una stima conservativa.
In Italia, sebbene il sistema bancario si sia rivelato complessivamente solido, diversi istituti di credito hanno incontrato gravi difficoltà e il settore finanziario resta esposto a rischi sistemici. L’Ocse consiglia quindi al nostro Paese di “incoraggiare le banche ad aumentare gli accantonamenti per perdite e continuare a incitarle a soddisfare le loro esigenze di capitale tramite le emissioni di nuove azioni o la cessione di attività non strategiche” Il settore finanziario italiano, spiega, “ha resistito meglio di molti altri Paesi alla prima ondata della crisi, ma nel periodo 2011-12, il sistema bancario è divenuto vulnerabile al contagio proveniente dalle preoccupazioni internazionali circa il livello del debito pubblico”. Attualmente, secondo gli indici di bilancio, le banche italiane registrano in media un indebitamento inferiore ai loro omologhi europei. Tuttavia, con il persistere della recessione, il livello già elevato di crediti in sofferenza è in aumento e rimane un’importante fonte di preoccupazione.

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