EDILIZIA, ECCO LE RICETTE PER USCIRE DALLA CRISI

EDILIZIA, ECCO LE RICETTE PER USCIRE DALLA CRISI

Basta con gli annunci delle Grandi opere che poi restano solo sulla carta. Stop alle mega-colate di cemento. L’edilizia può risalire la china solo con la riqualificazione, con la demolizione e la successiva ricostruzione e puntando sulle periferie e sulla riqualificazione energetica del patrimonio esistente. La ricetta per risollevare le sorti delle costruzioni, un settore fondamentale per l’economia italiana (il 12% del Pil) arriva da Milano, nel corso di un’iniziativa voluta dalla Cnce, la Commissione nazionale Casse edili, e dal Centro di ricerche Cresme, che ha presentato il XIX Rapporto “Il mercato delle costruzioni 2011-2015”. I numeri snocciolati dall’Osservatorio nazionale delle Casse edili nel corso dei lavori sono purtroppo noti: nel 2011 la crisi nell’edilizia prosegue senza inversioni di tendenza. Solo ad agosto hanno lavorato 38.940 operai e 8.416 imprese in meno rispetto ad agosto dello scorso anno, un calo pari a circa il 9%.
“In questa lunga, drammatica fase recessiva – ha dichiarato nel corso dei lavori Franco Turri, segretario nazionale della Filca-Cisl e vicepresidente della Cnce – è bene vigilare ancor di più sulla regolarità e legalità nei cantieri così come sulla trasparenza e leale concorrenza tra le aziende. Un compito che le parti sociali e il sistema bilaterale già svolgono egregiamente. Inoltre è importante, da parte nostra, prevedere quali saranno i settori che potranno trainare la ripresa. Sono d’accordo con lo scenario prospettato dal Cresme, anche perché riqualificare ci consentirà di evitare le devastazioni del territorio alle quali abbiamo assistito negli ultimi tempi”. Nello scorso mese di ottobre, sempre a Milano, al ‘Made’, si sono svolti gli Stati Generali delle Costruzioni, nel corso dei quali i soggetti promotori hanno indicato la ‘via da seguire’ per il futuro del settore.
“Nel documento presentato da organizzazioni sindacali e associazioni imprenditoriali – ha spiegato Turri – abbiamo ribadito che è bene avere una visione strategica del settore, puntando sulla riqualificazione urbana in chiave sostenibile che guardi al medio–lungo termine, stimolando gli investimenti, selezionando le imprese attraverso strumenti come la Patente a punti, sostenendo l’acquisto degli immobili da parte di soggetti deboli e favorendo la crescita di un mercato degli affitti non speculativo. I campi di intervento sono molteplici: nei lavori pubblici bisogna prevedere forme di partenariato, e non solo Project Financing, tra pubblico e privato. Sempre per le opere pubbliche – ha sottolineato – è bene programmare interventi diffusi sul territorio piuttosto che Grandi opere. Ancora, bisogna incentivare e sostenere nicchie di mercato in forte espansione, come per esempio i pannelli solari. A Trento e Padova sono nati dei distretti specializzati, anche se bisogna porsi il problema della rappresentanza di questi lavoratori. La soluzione potrebbe essere l’affidamento ad un unico contratto di tutti i lavori eseguiti all’interno del cantiere. Infine – ha concluso il vicepresidente della Cnce – il problema della casa: è necessario rilanciare la politica degli affitti a basso costo, i cosiddetti affitti low cost”. Solo così si potrà ridare fiato ad un settore che nella crisi ha pagato un prezzo altissimo: dal 2008, infatti, l’edilizia ha perso ben 350mila addetti.

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