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CEMENTO E MAFIA, ARRESTATI I VERTICI DELLA "CALCESTRUZZI" DI BERGAMO

CEMENTO E MAFIA, ARRESTATI I VERTICI DELLA "CALCESTRUZZI" DI BERGAMO

Le accuse sono pesantissime: aver siglato un patto di ferro con la mafia per conquistare il mercato siciliano, realizzando opere non sicure perché fatte con calcestruzzo con minori quantitativi di cemento. Carabinieri e finanzieri hanno arrestato i vertici della Calcestruzzi spa di Bergamo, che dovranno rispondere delle accuse di associazione per delinquere e frode in pubbliche forniture. L’azienda, da più di due anni sotto amministrazione giudiziaria, negli ultimi tempi aveva conquistato il monopolio nella fornitura di calcestruzzo in Sicilia grazie ad una solida alleanza con la mafia, alla quale il gruppo bergamasco cedeva parte dei maggiori profitti realizzati frodando i propri clienti, ai quali forniva calcestruzzo con minori quantitativi di cemento. Un particolare inquietante che sta procurando allarme per la presenza di opere insicure e a rischio. Tra gli arrestati dell’operazione, denominata “Doppio colpo”, ci sono anche i vertici di Cosa nostra siciliana, ai quali sono stati contestati i reati di associazione mafiosa e illecita concorrenza con violenza e minaccia.
L’operazione, che ha interessato Sicilia, Lombardia, Lazio e Abruzzo, ha portato all’arresto complessivamente di 14 persone. Sette aziende siciliane operanti nel settore del movimento terra sono state sequestrate, per un valore complessivo di oltre 5,5 milioni di euro. Sulla vicenda è intervenuto con una nota Battista Villa, segretario regionale della Filca Lombardia. La struttura è da sempre sensibile alle tematiche della legalità, ha organizzato diverse iniziative in collaborazione con la Filca Sicilia e il Siulp, il sindacato della Polizia ed ha avviato il progetto “San Francesco”, rivolto alla formazione dei sindacalisti attivi nelle due regioni, nei cantieri delle grandi opere e dell’Expo 2015. Un progetto che coinvolge non solo sindacalisti ma anche forze dell’ordine e magistrati in una sorta di ponte-antimafia tra Sicilia e Lombardia. “La vicenda della Calcestruzzi – afferma Villa – dimostra che è necessario più che mai rompere i legami di affari e potere tra la mafia e la grande burocrazia, la borghesia della politica e delle banche, iniziando ad indagare anche chi fa affari nell’ombra, chi non denuncia e chi fa finta di non riconoscere i mafiosi. L’operazione ‘doppio colpo’ – prosegue – svela la necessità di dare più forza e strumenti alla concertazione e alla bilateralità, così da impedire che i danni di una gestione che ignora i rischi della mafia possa ritorcersi contro i lavoratori. Le tradizioni e le capacità delle imprese lombarde e siciliane devono essere tutelate dalla politica, non bastano i proclami dell’antimafia di cachemire, dei salotti, ma una vera strategia di indagine, un pool antimafia sociale, che impegni i sindacati a supporto delle forze dell’ordine. Oggi – conclude Villa – chiediamo i danni di immagine ed economici, come avvenuto per il crollo dei titoli in borsa, causati dal comportamento dissoluto e pericoloso dei dirigenti delle grandi imprese monopoliste e al contempo esigiamo più responsabilità sociale d’impresa, via possibile per il rilancio del settore”.

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