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CEMENTIR, FIRMATO ACCORDO AL MINISTERO DEL LAVORO

CEMENTIR, FIRMATO ACCORDO AL MINISTERO DEL LAVORO

Riduzione del numero di lavoratori per i quali era prevista la mobilità e possibilità concrete di scongiurare la chiusura degli stabilimenti di Arquata (Alessandria) e Taranto. Sono i risultati ottenuti dall’accordo tra Cementir, i sindacati di categoria Filca-Cisl, Feneal-Uil e Fillea-Cgil ed il ministero del Lavoro. In particolare i lavoratori per i quali è prevista la mobilità passano da 144 a 94; inoltre l’accordo prevede che la mobilità non sia più anche ‘coercitiva’ ma esclusivamente ‘non oppositiva’, quindi su base volontaria. Inoltre è prevista la Cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale per un totale di 164 lavoratori degli stabilimenti di Roma, Civitavecchia (Roma), Reggio Calabria, Maddaloni (Caserta) e Spoleto (Perugia). “L’accordo sottoscritto è certamente positivo – ha dichiarato Riccardo Gentile, segretario nazionale della Filca-Cisl – dal momento che siamo riusciti ad evitare la chiusura di due stabilimenti. Mentre però per quello di Arquata ci sono buone possibilità di ripartire con importanti lavori, grazie anche ai cantieri del Terzo valico e della Tav e all’impegno della Regione Piemonte, a Taranto la situazione sembra più difficile per la mancanza di commesse. Inoltre a complicarle cose c’è anche il sorgere di contrasti con l’Autorità portuale circa l’utilizzo del molo, fondamentale per lo stabilimento ionico. Ma l’accordo – spiega il segretario nazionale della Filca – è importante anche perché prevede percorsi formativi e incentivi per chi accetta la mobilità o per le aziende che assumeranno i lavoratori in esubero. Tra i criteri per la collocazione in mobilità dei lavoratori c’è anche il possesso dei requisiti per il raggiungimento della pensione o il raggiungimento di tali requisiti durante il periodo nelle liste di mobilità”. Il settore del cemento e del calcestruzzo registrava nel 2006 consumi complessivi pari a 47 milioni di tonnellate, che nel 2012 si sono ridotte a 30,6. Oltre al vistoso calo dei consumi il settore è alle prese con un considerevole aumento delle importazioni dei prodotti dal bacino del Mediterraneo.

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