NAUTICA, ALLARME ROSSO!

NAUTICA, ALLARME ROSSO!

Per la nautica italiana, autentico fiore all’occhiello del made in Italy, è allarme rosso: il mercato interno crolla (-60%) e le esportazioni diminuiscono del 33%. Un allarme produttivo che ricade sull’occupazione e si aggancia al forte calo di presenze nei porti italiani di questa estate. Perché se il declino produttivo ha radici lontane e l’ultimo anno d’oro risale al 2008, quando il settore rappresentava 6 miliardi di euro di Pil, la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la vicenda della tassa di stazionamento, poi corretta in tassa di proprietà, introdotta dal governo Monti, che ha seminato il terrore. Così se in tre anni di crisi il fatturato si è letteralmente sbriciolato, scendendo da quei 6 miliardi del 2008 ai 3,340 del 2011, le prospettive per il 2012 sono anche peggiori, laddove la perdita di terreno è riconducibile al crollo della domanda interna.
Come spiega a Conquiste Roberto Neglia, responsabile rapporti istituzionali di Ucina Confindustria Nautica e coordinatore dell’Osservatorio Nautico Nazionale (Onn), “i tre miliardi di euro persi sono imputabili alla caduta della richiesta nazionale. E la causa non è solo la crisi come sarebbe facile pensare, ma il pregiudizio duro a morire che lega la nautica alla ricchezza e all’evasione fiscale. Una comunicazione sbagliata che ha danneggiato il settore bruciando 20mila posti di lavoro”. Nel 2008 la nautica dava lavoro a oltre 120mila addetti di cui 40mila diretti, oggi il 20% dei posti di lavoro sono andati in fumo, tra cui tante professionalità di alto artigianato.
“Purtroppo il nostro patrimonio imprenditoriale, e non solo quello nautico, sta sparendo e la crisi ha colpito duramente le aziende piccole – conferma Paolo Acciai segretario nazionale della Filca Cisl-. Eppure ancora oggi esportiamo nel mondo il 95% dei megayacht e l’80% delle barche da diporto. Di contro abbiamo perso l’azienda leader di riferimento, il Gruppo Ferretti. Mediobanca, guardando più a interessi di bottega che al rilancio dell’ industria, ha aperto le porte ai cinesi che oggi ne detengono il 51% della proprietà. Chiude il cerchio una gestione improvvisata del sistema portuale italiano, che non solo ha problemi per il carico/scarico merci ma anche per 1’attrattività di natanti, esuberi del personale, e la tassa sulle grandi navi certo non aiuta”.
La tassa di stazionamento poi modificata in tassa di possesso, questa estate ha causato il fuggi-fuggi dei diportisti. Una fuga che l’Osservatorio Nautico Nazionale ha quantificato, per il solo mese di luglio, nel 26% per i posti stanziali e nel 33% per quelli in transito. Un cambio di rotta è dunque urgente e alcune indicazioni arrivano dalla Consulta dell’utenza nautica (Cun) che, insieme a Big Blu, il salone nautico della Fiera di Roma, ha riunito nella capitale gli Stati generali del settore. “Serve un nuovo rilancio dell’immagine della nautica, sociale e culturale dei circoli e una maggiore tutela ambientale e turistica delle coste italiane – sottolinea Lucio Petrone presidente della Consulta -. Uno sviluppo all’insegna della sostenibilità e della green economy, del rilancio e del sostegno della nautica popolare delle piccole barche attraverso modifiche e semplificazioni alle normative vigenti”.

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