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FERRETTI, ACCORDO SU CIGS E PREMIO DI RISULTATO

FERRETTI, ACCORDO SU CIGS E PREMIO DI RISULTATO

Garantire la continuità occupazionale anche attraverso la richiesta di Cassa Integrazione e rimodulare il calcolo del premio di risultato per i prossimi anni. Sono i punti salienti dell’accordo giunto al termine del vertice tra la Direzione aziendale del Gruppo Ferretti, le Rsu dei cantieri e i sindacati di categoria Filca-Cisl, Feneal-Uil e Fillea-Cgil. Un’intesa importante perché arriva dopo l’accordo sottoscritto il 18 febbraio scorso presso il Ministero dell’Sviluppo economico, che scongiurava la chiusura dello stabilimento Ferretti di Forlì e garantiva la continuità produttiva per i prossimi 4 anni in tutti gli stabilimenti del Gruppo. L’accordo del 7 aprile scorso prevede il pagamento di una quota a saldo del Premio di Risultato ottenuto nel 2013 (che era pari all’80% del valore raggiungibile), conferma il valore del Premio per il quadriennio 2014/2017 pari a 3.400 euro al parametro 134 e conferma la necessità di continuare ad utilizzare la Cassa integrazione straordinaria alla scadenza di quella attuale. L’accordo ha inoltre previsto due chiusure collettive per tutto il gruppo dal 22 al 24 aprile ed il 2 maggio prossimi, e prevede l’apertura di una procedura di mobilità, che interesserà 50 lavoratori (20 del sito di Forlì e 30 esterni), con il criterio però della volontarietà incentivata. In particolare l’incentivo all’esodo sarà pari a 25mila euro, ai quali se ne aggiungeranno 5mila per chi dichiarerà la propria disponibilità entro il 31 ottobre. Infine l’accordo annuncia l’apertura di un confronto per l’adozione in via sperimentale dell’orario multiperiodale previsto dal Contratto nazionale.
“La situazione resta di grandissima difficoltà – ammette Paolo Acciai, segretario nazionale della Filca – tanto che entro il mese di maggio prossimo il management italiano dovrà presentarsi all’azionista cinese con un piano finanziario che contenga azioni realizzabili e concrete per risollevare il gruppo da una lunga crisi finanziaria. L’accordo – prosegue – ha pattuito un percorso che impegna anche e soprattutto i lavoratori, che si sono dichiarati pronti a scommettere per la propria parte pur di dare credito alle azioni che si stanno mettendo in campo. Ovviamente – chiarisce – la Cassa Integrazione non può essere un allungamento di un periodo di agonia, purtroppo già sperimentato in altre realtà, ma deve essere un periodo nel quale l’azionista deve impegnarsi a rilanciare un marchio storico, a realizzare nuove modelli, a confrontarsi per ridare competitività al Gruppo. Questo è quello che abbiamo chiesto, unitamente alla ennesima richiesta di un confronto con l’azionista cinese, non ancora pronto o abituato ad incontrare i sindacati”. Intanto a maggio è previsto un nuovo incontro al Mise per una doppia verifica, dell’accordo e del piano industriale. “Purtroppo – sottolinea Acciai – quando si parla di piano industriale i nostri dirigenti aziendali vanno nel panico totale: o copiano o non sanno cosa scrivere. È  il frutto di anni di superficialità che hanno caratterizzato la nostra imprenditoria. Da una parte si chiede ai lavoratori specializzazione e formazione, ma dall’altra si ha l’impressione che si chieda solo accondiscendenza, con il risultato che un gruppo leader mondiale si ritrova con un conto economico disastroso, come avvenuto in questo caso. È facile dire che è solo colpa della crisi, ed è altrettanto facile risolvere i problemi con la Cassa integrazione, la mobilità, i licenziamenti e la riduzione dei premi. Un vero manager ha altre soluzioni”, conclude Acciai.

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