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FAVARA, MANIFESTAZIONE DELLA FILCA PER CHIEDERE LA RIAPERTURA DEL VIADOTTO “PETRUSA”, CHIUSO DA 7 MESI

FAVARA, MANIFESTAZIONE DELLA FILCA PER CHIEDERE LA RIAPERTURA DEL VIADOTTO “PETRUSA”, CHIUSO DA 7 MESI

L’ennesima storia della Sicilia che si sgretola come pasta frolla. L’ennesimo ponte che una volta crollato rimane ancora oggi un’opera incompiuta. Si tratta del Viadotto “Petrusa”, un cavalcavia di collegamento tra la città di Favara ed Agrigento che da sette mesi è chiuso alla viabilità. La Filca e la Cisl di Agrigento Caltanissetta Enna hanno voluto manifestare il malcontento dei favaresi per le “pessime strade alternative” presenti nel territorio agrigentino, ma soprattutto i disagi per quanti, residenti, studenti e lavoratori pendolari, devono spostarsi da Favara verso il capoluogo e soprattutto per le emergenze, infatti, è diventata un’avventura raggiungere velocemente l’ospedale San Giovanni di Dio, per gli abitanti di Favara, del Villaggio Mosè e di Porto Empedocle.
La protesta si è svolta ai piedi della rotonda che precede quel che è rimasto in piedi del viadotto. “Il viadotto rischia di rimanere un’opera non fruibile a causa dell’inoperatività e dell’inerzia della classe dirigente politica a tutti i livelli e della burocrazia. Tutto ciò aggrava il contesto economico del territorio di Agrigento poiché il settore delle costruzioni subisce ancora cali di volume di lavoro”. La situazione è disastrosa e non ha precedenti. Quest’ anno rispetto allo stesso periodo del 2016 le gare d’appalto si sono ridotte del 76,92% con un importo che passa da 1.749.062,28 euro a 94.858,30 euro. Un dato allarmante.
La Filca Cisl del territorio annuncia una serie di manifestazioni, da sola o con altre federazioni, per chiedere alla classe dirigente politica di avviare immediatamente le opere cantierabili, il “Patto per il Sud”, “Patto per l’Italia”, le somme disponibili per il dissesto idrogeologico del territorio e la sicurezza degli edifici scolastici e per la costruzione di depuratori. La realizzazione di queste opere consentirebbe di migliorare la qualità della vita e dei servizi del territorio agrigentino e inoltre darebbe la possibilità a centinaia di lavoratori edili di trovare occupazione. Siamo all’interno di una situazione straordinariamente difficile che per molti lavoratori e per le loro famiglie occorre sperimentare tutte le situazioni possibili per limitare i danni.

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