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RDB, PRESIDIO DEI LAVORATORI DEL GRUPPO ALLA SEDE CENTRALE DI PIACENZA

RDB, PRESIDIO DEI LAVORATORI DEL GRUPPO ALLA SEDE CENTRALE DI PIACENZA

Bandiere, striscioni, cartelli e slogan. Questa mattina a Piacenza oltre 600 lavoratori della Rdb hanno protestato con un presidio davanti alla Direzione centrale del Gruppo. Sono arrivati con pullman e auto da tutta Italia (la Rdb ha 18 stabilimenti sul territorio nazionale) per esprimere la loro preoccupazione per la situazione economica e finanziaria in cui versa l’azienda. “Oggi la Rdb conta 1100 dipendenti – ha dichiarato Luciano Bettin, operatore della Filca-Cisl nazionale – la maggior parte dei quali in Cassa integrazione. Solo quattro anni fa erano 1500. Il fatturato dell’azienda è passato dai 420 milioni di euro del 2008 ai 200 del 2010, e gli stabilimenti sono diminuiti da 24 a 18. Se il Consiglio di amministrazione non delibererà la messa a disposizione di risorse per ricapitalizzare la società prevediamo scelte drastiche e molto gravi. Il nostro timore è che ci sia lo smembramento del Gruppo con la vendita degli stabilimenti in cui si producono prodotti di punta, e quindi la perdita delle professionalità presenti nel Gruppo stesso”.
Nei giorni scorsi con un comunicato unitario il Coordinamento nazionale delle Rsu Filca, Feneal e Fillea aveva ribadito che “il giusto risanamento finanziario del Gruppo non può passare attraverso la dismissione degli asset strategici o la chiusura di altri stabilimenti; la ricapitalizzazione finanziaria deve essere in parte investita in innovazione di processo e di prodotto, al fine di superare la pesante crisi del settore e l’utilizzo degli ammortizzatori sociali deve servire a superare questo momento di difficoltà e mantenere all’interno del Gruppo Rdb”. Richieste sulle quali l’azienda, uno dei maggiori produttori italiani di laterizi e prefabbricati, non si è ancora pronunciata.
“Il vertice tra sindacati e Gruppo Rdb è in programma il prossimo 24 giugno – ha detto Paolo Carrera, segretario generale della Filca di Piacenza – ma stiamo facendo forti pressioni sull’azienda per anticiparlo. È davvero incredibile come questa realtà importante, con più di 100 anni di storia, stia gettando la spugna di fronte alle difficoltà. Mi appello alle tre famiglie storiche che gestiscono l’azienda, ai nipoti dei fondatori, chiedendo loro perché non intervengono con investimenti seri e perché stanno distruggendo una realtà nata nel lontano 1908 per volere dei loro nonni”.
In questa delicata partita, che si gioca su tutto il territorio nazionale, le istituzioni non stanno a guardare. Ieri, infatti, a manifestare c’erano anche rappresentanti dei Comuni nei quali sorgono gli stabilimenti a rischio. La stessa sensibilità, però, non si registra a Roma: “Nello scorso mese di marzo – spiega Bettin – le segreterie nazionali Filca, Feneal e Fillea e le associazioni datoriali Andil e Assobeton, hanno siglato una dichiarazione comune sullo stato di crisi del settore dei laterizi e manufatti cementizi richiedendo un incontro urgente al Ministero dello Sviluppo Economico. Ad oggi, però, non è arrivata nessuna risposta”. Nel documento le parti sociali avevano denunciato l’andamento del comparto, che è fortemente in negativo ormai dalla fine del 2008, con cali di produttività fino al 40% sui dati del 2007.
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