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TECHNITAL DI VERONA, SINDACATI IN TRINCEA PER L’ANNUNCIO DI 80 ESUBERI

TECHNITAL DI VERONA, SINDACATI IN TRINCEA PER L’ANNUNCIO DI 80 ESUBERI

Foto dal sito www.larena.it
Foto dal sito www.larena.it

Si fa ogni giorno più aspro il confronto tra i vertici della Technital e i sindacati di categoria Filca-Cisl, FenealUil e Fillea-Cgil. L’azienda veronese, una delle maggiori società d’ingegneria civile italiane (tra le opere progettate ci sono il Mose, il collettore del Garda e il traforo delle Torricelle) nei mesi scorsi ha annunciato la chiusura della sede di Milano, con conseguente esubero di 80 dipendenti (tra Milano e Verona) sui 200 totali.
Una decisione contestata fortemente dai sindacati: “Quanto previsto da Technital è sbagliato e inaccettabile – hanno scritto in un comunicato unitario – perché esula da scelte industriali e produttive e si basa unicamente su scelte di tipo finanziario affrontate con estrema superficialità. Inoltre ci sono forti preoccupazioni anche per il destino produttivo della sede di Verona. Dopo lo sciopero dell’8 aprile scorso – proseguono – le trattative sono riprese ma si è giunti nuovamente ad uno stallo determinato dalla rigidità tenuta dall’azienda sulla possibilità di dar luogo ad una procedura di mobilità volontaria estesa a tutti i lavoratori”. In particolare i sindacati rispediscono al mittente la proposta aziendale, e rilanciano chiedendo “un incentivo di 6 mensilità + il preavviso dovuto liquidato come incentivo (mediamente 9 mensilità complessive) durante i 12 mesi di mobilità volontaria all’interno di una Cigs; l’incentivo corrisposto immediatamente e la rateizzazione del TFR in 6 mesi; l’incentivo uguale per tutti, volontari, esuberi e trasferiti impossibilitati al trasferimento”.
Per Filca, Feneal e Fillea “la soluzione dei lavoratori così articolata comporta un costo che si discosta di poco dalla proposta aziendale, con una ricaduta di beneficio per entrambe le parti soprattutto come abbattimento della vertenzialità e minor disagio per i lavoratori in esubero oppure impossibilitati al trasferimento”. Ad inasprire i toni ha contribuito anche un discutibile questionario nel quale l’azienda ha chiesto ad ogni dipendente la disponibilità al trasferimento dalla sede di Milano. “Un referendum – attaccano i sindacati – da firmare in assenza di una data di trasferimento, di chiusura della sede e senza una lista dei dipendenti da trasferire”, e che è stato quindi rifiutato all’unanimità dall’assemblea dei lavoratori. Inoltre l’azienda, nonostante le sollecitazioni del sindacato, non ha mai fornito la documentazione richiesta, come la lista degli esuberi inquadrati per livello e categoria, il bilancio 2015 o la proiezione, l’ipotesi di piano industriale in caso di riorganizzazione aziendale.
“Tutto il personale dipendente – concludono i sindacati nel comunicato – chiede che venga ripreso il pagamento dello stipendio e si oppone ad una eventuale mobilità coercitiva da realizzare con procedura di licenziamento collettivo”. Dopo lo sciopero di 4 ore di giovedì scorso, con presidio davanti alla sede dell’azienda, i sindacati non escludono altre forme di lotta. Nei prossimi giorni è attesa la lettera di apertura di mobilità, e sono già in corso contatti per un incontro con il sindaco e con il Prefetto del capoluogo scaligero. Contatti sono in corso anche con i sindacati di Milano.

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