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UMBRIA, DOPO IL BOOM DELLA RICOSTRUZIONE ARRIVA LA CRISI

UMBRIA, DOPO IL BOOM DELLA RICOSTRUZIONE ARRIVA LA CRISI

Edilizia, occupazione in calo. Finito l’effetto post-terremoto
La ricostruzione degli edifici pubblici e privati, la sistemazione di opere d’arte colpite dal terremoto del settembre 1997 è ormai quasi terminata. Restano ancora alcuni lavori da completare. Leggiamo i dati ufficiali della Regione Umbria che evidenziano come la cosiddetta “ricostruzione leggera” che ha interessato tra l’altro le abitazioni non del tutto distrutte, non sia ancora finita. Restano fuori nove Comuni, tra i quali Foligno. Mentre è terminata in 53 Municipi. Gli interventi realizzati sono stati 1.994 e l’importo delle concessioni è stato di 129.507.097,26 euro.
L’altra parte della ricostruzione, quella definita “pesante” è intervenuta in modo programmato su edifici gravemente danneggiati. I lavori sono partiti da un’analisi delle situazioni e delle normative specifiche per garantire un percorso guidato e vincolato con il principale obiettivo di scongiurare trasformazioni urbanistiche radicali. Si è lavorato sui centri storici e sui quelli urbani e rurali gravemente danneggiati. Per fare questo si sono attuati i programmi integrati di recupero (Pir) e gli interventi da realizzare, al di fuori delle zone perimetrate dei Pir, sugli edifici isolati.
Fino a luglio scorso sono stati completati 2.684 lavori. Mentre gli interventi da realizzare erano 4.901. I progetti presentati ammontavano a 4.584, le concessioni contributive a 3.918. L’importo delle concessioni era di 777.377.867,13 euro.
I lavori iniziati sono stati 3.841. Sono poi stati finanziati 6.069 interventi definiti “non prioritari”. Di questi solo 2.540 sono finiti. Oltre mille sono ancora in corso e 1.728 devono essere ancora iniziati.
“Finita questa ubriacatura da post ricostruzione – spiega Osvaldo Cecconi, segretario generale della Filca umbra – l’occupazione in edilizia sta calando. I dati dell’epoca ci segnalavano interventi per circa 10 mila miliardi delle vecchie lire. Ora dopo le ferie estive sono arrivate le lettere di licenziamento”. Il giorno prima del terremoto del settembre 1997 alla Cassa edile di Perugia erano iscritti 8.000 persone. “Con il boom della ricostruzione – spiega Cecconi – si è arrivati a 18.000”.
Secondo i dati della stessa Cassa edile, ad oggi, ci sarebbero 21 mila iscritti. Come mai questa differenza? Con l’applicazione totale del Durc (Documento unico di regolarità contributiva) tutti i lavori avviati dopo il terremoto sono stati svolti nel rispetto delle regole. Non c’è stato neppure un incidente. Oggi, invece, si teme che qualche edile sia tornato a lavorare in nero.
Molti di questi si occupano della ristrutturazione di qualche edificio privato. Per evitare appunto opere non in regola una legge regionale del giugno scorso fissa i paletti. Si paga ad avanzamento lavori. Le norme stabiliscono che prima di finire i lavori il proprietario si faccia rilasciare una copia del Durc. Il 20% del prezzo finale viene destinato come copertura contributiva per Inps, Inail e Cassa edile.
“La nostra Regione – evidenzia ancora Cecconi – ha mandato una comunicazione a tutte le stazioni appaltanti. Un apposito modulo viene sottoscritto dal proprietario. Con esso è garantito da qualsiasi problema contributivo”.
Sempre ai tempi dell’inizio della ricostruzione le aziende edili sono nate come funghi. “Hanno cavalcato l’onda – sostiene ancora Cecconi -. E se prima la media era di cinque dipendenti per impresa, oggi siamo scesi a tre. E il fatturato si riduce sempre più”. Finito l’effetto dei contributi statali gli imprenditori edili non sono riusciti più a proseguire la corsa.
Forse qualcosa si potrebbe muovere con la razionalizzazione delle opere pubbliche che servono allo sviluppo della regione, in modo da toglierla da una sorta di isolamento nei collegamenti.
Ma, ad esempio, a Foligno il raddoppio della linea ferroviaria si è fermato perchè i lavori sono stati presi con i criteri del massimo ribasso.

Luca Tatarelli

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