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OPERAIO MUORE IN CANTIERE, DATORE DI LAVORO SIMULA INCIDENTE STRADALE

OPERAIO MUORE IN CANTIERE, DATORE DI LAVORO SIMULA INCIDENTE STRADALE

Catania
Il cantiere è abusivo. L’operaio non indossava il casco nè alcuna precauzione di sicurezza
Ucciso non da un’auto pirata ma dalla irresponsabilità del suo datore di lavoro. Morto non per strada ma nel cantiere (abusivo) nel quale era impegnato in nero e senza misure di sicurezza. Filippo Leonardi, 43 anni, è l’ennesima vittima in un cantiere, vittima di un sistema balordo che permette a chiunque di diventare imprenditore edile, di allestire un cantiere “fantasma” e di non rispettare le regole, sia quelle relative alle concessioni edilizie che quelle della normativa sulla sicurezza sul lavoro.
Questa volta teatro dell’ennesima “morte bianca” è Catania, zona San Giorgio. Per giorni, però, la tragica morte di Leonardi è andata ad arricchire le statistiche delle vittime di pirati della strada. Fino alla verità. Che fa male. Dilaniato dai sensi di colpa e timoroso delle indagini in corso (sulla dinamica del presunto incidente stradale gli inquirenti hanno sempre avuto molti dubbi) il proprietario del cantiere abusivo si è costituito al pubblico ministero. Una verità drammatica: Leonardi, che lavorava nel cantiere, una villetta in costruzione, sarebbe caduto dal tetto: non indossava il casco né alcuna precauzione di sicurezza. Il proprietario del cantiere ha caricato l’operaio su una barella improvvisata, una tavola di legno, e lo ha collocato su una strada vicina, dichiarando di aver visto un’auto travolgere l’uomo. Una simulazione che non gli ha permesso di farla franca. E c’è da capire se l’operaio, al momento dell’impatto, fosse ancora in vita: in questo caso i soccorsi avrebbero potuto salvarlo.
“È una vicenda dolorosa – commenta Gavino Pisanu, segretario della Filca-Cisl di Catania – che ci inchioda alle nostre responsabilità e che ci deve indurre a reagire con atti concreti, facendo funzionare meglio la macchina dei controlli. Quanto avvenuto è il sintomo di una decadenza della nostra società. Gli ispettori del lavoro – aggiunge – dovrebbero cercare di girare di più, dovrebbero essere più presenti. Senza controlli gli imprenditori scorretti si sentono impuniti”.
Sulla triste vicenda interviene anche Franco Turri, segretario nazionale della Filca: “C’è una larga fascia di imprenditori edili, spesso vicina al mondo della criminalità organizzata, che non applica i Ccnl e soprattutto disattende la normativa sulla sicurezza. Si tratta di veri delinquenti che mettono a rischio la vita degli operai e minano il sistema delle imprese sane. Il prossimo 11 giugno, insieme a Feneal e Fillea, abbiamo organizzato a Roma l’assemblea nazionale sulla sicurezza. In quell’occasione sarà lanciata una piattaforma per il lavoro sicuro, che dovrà essere alla base dei Ccnl. È poi importante – sostiene Turri – che sia completata la stesura del Testo unico sulla sicurezza, e che si segua un metodo di concertazione forte, senza interventi unilaterali, come invece è accaduto”.

Vanni Petrelli

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