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MOBILE-ARREDAMENTO: PER LA FILCA LA CRISI NON SI BATTE SOLO CON GLI INCENTIVI

MOBILE-ARREDAMENTO: PER LA FILCA LA CRISI NON SI BATTE SOLO CON GLI INCENTIVI

Va bene il rigore sui conti pubblici, ma con gli incentivi ai consumi non ci siamo proprio. Al Governo Emma Marcegaglia manda un messaggio chiaro: i trecento milioni del decreto da poco entrato in vigore non bastano. Ci sono altri settori in sofferenza, a cominciare dal mobile-arredamento. “Chiediamo al governo di rivedere le proprie posizioni – ha detto il presidente di Confindustria intervenendo a Milano all’inaugurazione del Salone del mobile – Il tema dell’equilibrio dei conti pubblici è un’esigenza reale, ma abbiamo avuto il pacchetto di stimoli più basso tra i paesi Ocse. In un momento delicato come questo supportare i consumatori per l’acquisto di mobili e altri beni fondamentali può essere un modo intelligente per aiutare i cittadini e le aziende”.
La richiesta di nuovi incentivi convince però solo in parte la Filca Cisl: “Uno stimolo ai consumi sarebbe benvenuto – dice il segretario nazionale Paolo Acciai – ma meglio sarebbe se, contemporaneamente, si valorizzasse l’Osservatorio bilaterale del legno come luogo di elaborazione e di proposta. Ed invece ora che stiamo trattando il rinnovo del contratto abbiamo l’impressione che proprio su questo strumento Federlegno voglia frenare. Insomma, si chiedono incentivi, ma non si sostengono iniziative comuni per il rilancio del settore attraverso la flessibilità, la ricerca sui prodotti, l’innovazione legata all’ambiente – lamenta Acciai – E poi, va bene parlare di incentivi, ma a chi li diamo: alle imprese che delocalizzano tutte le produzioni in Cina? Federlegno esalta il made in Italy, ma poi ci lascia soli”.
La crisi ha picchiato duro su tutta la filiera legno-arredamento. Il fatturato è diminuito del 18,2% rispetto all’anno precedente, scendendo a 32,4 miliardi di euro (dati Cosmit-FederlegnoArredo). Un arretramento collegato soprattutto al crollo delle esportazioni, calate del 21,9% a fronte di un flessione del 16,8% del mercato interno. Il saldo commerciale si mantiene positivo per quasi sei miliardi di euro, ma pur sempre in caduta del 24%.
I paesi clienti tradizionali dell’arredamento italiano hanno subito l’impatto della crisi, tuttavia sono quelli che ne hanno risentito con minore intensità: in particolare Francia (-11%) e Germania (-9%) continuano a rappresentare rispettivamente il primo e il secondo mercato per le imprese italiane. Molto diversa invece la situazione di Regno Unito (-33%) e Stati Uniti (-32%), che hanno avuto risultati particolarmente negativi in linea con il fatto di essere stati l’epicentro della crisi finanziaria. Allo stesso modo in Spagna (-33%) e Grecia (-20%) hanno pesato rispettivamente l’incertezza della crisi del settore immobiliare e l’instabilità finanziaria.
Tra i mercati che sono in contrazione ci sono anche quelli che negli scorsi anni avevano sostenuto la crescita dell’export italiano: un’inversione di tendenza che ha non solo spiazzato le imprese, ma ha spesso fatto volatilizzare gli investimenti fatti in distribuzione, comunicazione e marketing del marchio. Russia ( -34%) ed Emirati Arabi Uniti (-31%) sono i due paesi simbolo di questa difficoltà.
(Di Carlo D’Onofrio)

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