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LOMBARDIA, IL PUNTO SUL SETTORE DEL CEMENTO

LOMBARDIA, IL PUNTO SUL SETTORE DEL CEMENTO

Di seguito un comunicato stampa a firma dei segretari lombardi di Filca-Cisl, Feneal-Uil e Fillea-Cgil (per la Filca ha firmato Marco Boveri) su una iniziativa dedicata al comparto del cemento ed in programma domani a Merone (Como). Chiuderà i lavori il segretario nazionale della Filca, Riccardo Gentile.   
Le Segreterie Regionali di Feneal Filca e Fillea della Lombardia, hanno convocato a Merone (Como) tutte le RSU del comparto Cemento, Calce e Gesso della Lombardia in rappresentanza dei circa 3.000 addetti della regione, le istituzioni, i rappresentanti delle aziende per discutere di come il settore si deve preparare per costruire edifici neutrali energicamente dal 1 Gennaio 2019, previsti  dalla direttiva europea n. 31 del 2010.
IL PROGRAMMA DELL’INIZIATIVA
Merone  è il luogo simbolo della gravità della crisi del comparto in Lombardia. Il 31 Luglio di quest’anno di spegnerà il forno dello stabilimento del gruppo Holcim Italia.
L’iniziativa del 10 Luglio p.v. si colloca fuori dalla frenetica quotidianità di tutti noi e prova a confrontare soggetti diversi (Lavoratori, delegati sindacali, Datori di Lavoro, amministrazioni pubbliche locali e regionali) che sono parte attiva nell’ambito del segmento della filiera delle costruzioni.
Sembrano tanti 5 anni e mezzo, ma per trasformazioni di questa portata sono pochi.
Dal 1 Gennaio 2019 per gli edifici pubblici e dal 1 Gennaio 2021 per quelli privati, le tecniche di costruzione dovranno rendere autonomi energicamente gli edifici agendo sull’auto approvvigionamento dell’energia e impedendo la dispersione termica.
La strada obbligata è quella della ricerca di nuovi materiali, compatibili con l’ambiente, per costruire gli edifici futuri. Legalità e trasparenza del settore saranno pre-condizioni per poter agire in modo radicalmente diverso rispetto al passato.
IL DOCUMENTO DEI SINDACATI 
Non sarà più possibile aumentare lo spazio occupato da nuove abitazioni, si dovrà intervenire sul patrimonio esistente (buona parte di scarsa qualità) e intervenire sugli abbattimenti di edifici presenti e poi ricostruire.
Nel comparto della filiera delle costruzioni, la crisi, oltre a far registrare un calo “fisiologico” dei consumi, ha segnato la fine del modello di espansione edile basato sul costruire nuove abitazioni. Questo modello è stato alimentato anche dal fatto che la riduzione costante dei trasferimenti dallo stato ai comuni, ha orientato questi ultimi a vendere i terreni, incassando gli oneri di urbanizzazione con i quali ottenevano la parità di bilancio, non sforando il patto di stabilità.
La gestione della crisi con il ricorso a CIGO e CIGS, cassa in deroga e con il ricorso ai pochi Contratti di Solidarietà, ricorso ai licenziamenti collettivi con l’ingresso nelle liste di mobilità, può avere senso se nel frattempo si avvia una nuova fase del modo di produrre. Altrimenti si attenuano gli effetti negativi dell’espulsione dei lavoratori dai processi produttivi, creando disoccupati.
Il mondo del lavoro della filiera delle costruzioni si interroga e interroga gli altri soggetti sul futuro.

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