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LEGNO DALLA BIRMANIA, PRESSING DI CISL E FILCA SULL’AGENZIA DELLE DOGANE

LEGNO DALLA BIRMANIA, PRESSING DI CISL E FILCA SULL’AGENZIA DELLE DOGANE

Impostare un’azione comune di contrasto all’importazione illegale del legno e mettere in piedi maggiori sinergie per rispettare le direttive dell’Unione Europea per le aziende che hanno rapporti commerciali con il regime governativo della Birmania. È questo, in sintesi, l’importante risultato ottenuto dall’incontro avvenuto tra l’Agenzia delle Dogane, rappresentata da Nicola Antonio Laurelli (Direttore Ufficio Metodologia e Controllo sugli Scambi), Cinzia Bricca (Direttore Centrale Accertamenti e Controlli) e Roberto Serra (Ufficio Antifrode Centrale), con Cecilia Brighi (Dipartimento Internazionale Cisl) e Paolo Acciai (segretario nazionale Filca-Cisl).

“L’incontro – ha dichiarato quest’ultimo – è servito a fare l’analisi dei controlli che vengono effettuati dall’Ufficio delle Dogane in materia di importazione illegale del legno, tra cui quello radioattivo utilizzato per la realizzazione del pallets utile per caminetti e sistemi di riscaldamento che entra comunemente nelle nostre case, oltre ai rapporti commerciali dei Paesi confinanti con la Birmania, che favoriscono lo sdoganamento del pregiato legname teak. Questo impegno di azione comune – prosegue Acciai – rientra nelle attività inserite nel progetto Score, di cui la Filca è partecipe nel progetto riconosciuto dall’Unione Europea, realizzato insieme alla Fondazione Banca Etica, Arci, Fsc, Università di Padova. Il progetto – conclude il segretario nazionale della Filca – nei primi mesi dell’anno vedrà la presentazione di una ricerca che consentirà subito la condivisione di proposte per il contrasto sulle energie rinnovabili”.

Per Cecilia Brighi “è opportuno vigilare attentamente anche per evitare che le importazioni arrivino solo indirettamente dalla Birmania, passando attraverso altri paesi europei. A questo proposito esistono molti escamotage per ‘pulire’ la merce e ottenerne lo sdoganamento evitando così l’embargo. La situazione è molto difficile – ammette Brighi – perché la deforestazione comporta la deportazione di interi villaggi, oltre al compimento di veri scempi ambientali. L’agenzia che si occupa di questo è gestita da militari, che addirittura organizzano delle escursioni ad hoc con gli importatori, facendo vedere loro solo quelle situazioni nelle quali si rispetta l’ambiente e la popolazione”. Recentemente Brighi ed Acciai si erano nuovamente rivolti a tutte quelle imprese che hanno rapporti di import/export di teak in Birmania, chiedendo il rispetto dei contenuti delle linee Guida OCSE , tra cui le Convenzioni fondamentali ILO, sulla libertà di organizzazione sindacale, di contrattazione, il divieto di lavoro minorile, di lavoro forzato e di discriminazione sul lavoro.

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