IL DURC, Documento unico di regolarità contributiva, è uno strumento di prevenzione del sommerso in edilizia che si basa su un semplice principio di convenienza. Le imprese sono autorizzate a svolgere lavori solo se presentano una certificazione di regolarità sul piano occupazionale, contributivo e della sicurezza. Mettersi in regola, quindi, conviene, altrimenti non si lavora. Il Durc viene rilasciato da uno sportello unico, che incrocia le forze di Inail, Inps e Cassa edile. L’idea è stata applicata per la prima volta in Italia nel 1997, in un accordo locale stipulato a Chieti e a Pescara dalla Filca Cisl, che per prima ha delineato lo strumento. L’efficacia sta nel fatto che incrocia i dati di tre Enti: Inps, per i contributi previdenziali, Inail per la parte legata all’infortunistica e Casse edili per quella contrattuale. Le imprese iscritte alle Casse edili, infatti, sono automaticamente obbligate ad applicare a tutti i lavoratori il contratto collettivo nazionale di lavoro. Accade spesso, infatti, che un’impresa sia solo parzialmente irregolare, denunciando un numero di lavoratori o un monte ore più basso di quello effettivo. L’incrocio dei dati fa venire alla luce le discordanze. L’impresa non viene ammessa agli appalti finché non sana le irregolarità. L’efficacia dello strumento è stata particolarmente evidente nella ricostruzione in Umbria dopo il terremoto del 1997. In tre anni, il numero degli operai iscritti alla Cassa edile (e quindi regolari) è quasi triplicato, passando da 7.552 a 18.296. Le ore lavorate sono cresciute del 101% e il monte salari del 113%. Diminuendo il sommerso, sono diminuiti notevolmente gli infortuni: nei 15 mila cantieri della ricostruzione umbra nemmeno un incidente mortale. Con il decreto 276 il Durc, finora applicato a livello territoriale e solo per gli appalti pubblici, viene reso obbligatorio in tutto il territorio nazionale e per tutti gli appalti.