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CAE, AZIENDE SOSTENIBILI CON IL COINVOLGIMENTO DEI LAVORATORI

CAE, AZIENDE SOSTENIBILI CON IL COINVOLGIMENTO DEI LAVORATORI

ue unione europea BruxellesSviluppo sostenibile, Responsabilità sociale di impresa, questi gli argomenti al centro della Conferenza annuale sui CAE dal titolo “Quali sono i nuovi ruoli dei Comitati Aziendali Europei” della Ces,la Confederazione Europea dei Sindacati,che si è svolta a Bruxelles nei giorni scorsi. Dalle numerose presentazioni e dai dibattiti che si sono susseguiti nella 2 giorni, è emerso chiaramente che si possono avere aziende realmente sostenibili solo quando c’è  il coinvolgimento dei lavoratori, specialmente in periodi di crisi e quindi di ristrutturazioni, coinvolgimento che avviene  attraverso il CAE, strumento di dialogo sociale a livello europeo o la partecipazione dei lavoratori negli organismi aziendali.
E’importante che  lo sviluppo sostenibile avvenga attraverso tutti e tre pilastri che lo compongono, quindi anche sull’aspetto sociale e non solo su quelli economico, a cui le aziende e i top manager tengono in special modo, ed ambientale Molti i casi esposti da componenti i Cae e da alcuni rappresentanti delle Federazioni Europee Sindacali presenti, la EFBWW delle costruzioni e la EFFAT dell’ agro-alimentare. In ambito ambientale,attraverso le testimonianze dei delegati dei Cae, sono emersi  il caso Bombardier, multinazionale di prodotti aerospaziali e trasporti ferroviari nel settore  metallurgico, dove c’è la chiara tendenza al ritorno al trasporto su rotaia per ridurre notevolmente l’inquinamento atmosferico delle emissioni  di gas effetto serra ed anche per una sorte di risparmio energetico, l’80% dell’energia impiegata nella fase di frenata dei treni viene riutilizzata nella rete con speciali dispositivi. Anche il caso della multinazionale belga, Umicore, produttrice di materiali energetici e ad alte prestazioni, catalisi e riciclaggio di rifiuti, una volta famosa per essere una multinazionale inquinante senza scrupoli, oggi convertita è diventata un esempio di buone pratiche: a partire dal 2004 la multinazionale, anche con un accordo delle autorità fiamminghe, ha bonificato le aree circostanti i suoi stabilimenti  fino ad un raggio di 9 km.
Diverso il caso della Chéque Dejeuner, la società cooperativa francese dei buoni pasto,  gestita dai lavoratori, presente in 15 Paesi  ( 12 nel perimetro dell’UE)  con 2.000 lavoratori ma solo in Francia con più di 150, che pur non avendo i requisiti per l’istituzione di un Cae ha deciso di fondarlo entro il 2014,  questo organismo transnazionale servirà come strumento per facilitare il dialogo e migliorare l’informazione tra i lavoratori della casa madre con quelli impiegati negli altri Paesi, comunicazione che al momento ha delle difficoltà non trascurabili. Il segretario generale della Efbww (European Federation of Building and Woodworkers) ha posto l’accento invece sulla Responsabilità sociale d’impresa. Nel settore edile, diverse multinazionali hanno firmato degli accordi quadro internazionali, per il rispetto delle convenzioni Oil sui diritti umani e del lavoro e le raccomandazioni Ocse per multinazionali.
A  volte però ci troviamo di fronte a multinazionali che sono socialmente responsabili solo nel Paese in cui hanno la sede centrale, che nonostante abbiano firmato con il sindacato, ed anche con il coinvolgimento dei rappresentanti del Cae, degli accordi quadro internazionali, si comportano in maniera scorretta fuori i confini nazionali: basti pensare che 3 tra le prime 10 aziende che hanno preso parte alla creazione di “blacklist di lavoratori sindacalizzati” affinché non vengano assunti da altre aziende (fenomeno nato e molto diffuso nel Regno Unito, ma anche altrove oggigiorno) una volta in cerca di altro lavoro, sono proprio le firmatarie di questi accordi quadro internazionali. Sicuramente  un documento condiviso con il sindacato su certi principi è un valore aggiunto rispetto alle “autocertificazioni” unilaterali che si danno le multinazionali su codici di condotta ma è importante che ci sia da parte del sindacato un controllo costante sull’implementazione di tali accordi, altrimenti si rischia di essere complici della multinazionale che si fregia di essere firmataria di tali accordi, ma poi in realtà è solo per un fattore di facciata. Anche il segretario generale dell’Effat, la Federazione europea dei lavoratori agro-alimentaristi crede veramente che il Cae può essere lo strumento giusto per limitare il dumping sociale che la stessa multinazionale può attuare in altri Paesi dove è presente .
Questo dunque uno dei ruoli, che oltre a quello dell’informazione e consultazione, il Cae può assumere: costruire la sostenibilità dell’azienda con il suo coinvolgimento nelle politiche di sostenibilità , attraverso il suo lavoro in materia di salute e sicurezza o attraverso progetti per il risparmio energetico e di riduzione di gas effetti serra. Il Cae può rafforzare il suo ruolo anche nelle performance  sociali dell’azienda, affrontando dibattiti sui report di sostenibilità con l’azienda  esprimendo propri pareri atti a migliorarla.  Il percorso per avere un’azienda del tutto sostenibile è ancora lontano, ma dobbiamo intraprendere questo cammino nell’interesse di un mondo sostenibile per le generazioni future.

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