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“BISOGNA RIMEDIARE AL VOTO DEL PARLAMENTO EUROPEO SU SFRUTTAMENTO TRANSFRONTALIERO E DUMPING SOCIALE”

“BISOGNA RIMEDIARE AL VOTO DEL PARLAMENTO EUROPEO SU SFRUTTAMENTO TRANSFRONTALIERO E DUMPING SOCIALE”

Il 21 febbraio 2013, al primo voto della Commissione IMCO (Commissione Mercato Interno e Tutela dei Consumatori)  del Parlamento Europeo, i membri dell’EPP ( Partito Popolare Europeo) e dell’ALDE (Alleanza dei Liberali e Democratici) sono usciti allo scoperto. Durante il voto decisivo per la Direttiva Europea di applicazione, che dovrebbe rafforzare l’attuazione della direttiva sul distacco dei lavoratori e tutelare i lavoratori che vengono sfruttati, i membri dell’EPP e l’ALDE hanno votato a favore dello sfruttamento e del dumping sociale transfrontaliero.
Nonostante lo sfruttamento quotidiano di migliaia di lavoratori transfrontalieri e la competizione sleale siano largamente conosciute e nonostante il fatto che i modi esistenti di aggiramento, abusi e frode sono molto noti, l’EPP e l’ALDE hanno preferito non guardare la realtà ed hanno votato a favore delle pratiche correnti.
“La FETBB – ha dichiarato Domenico Pesenti, segretario generale della Filca-Cisl e Presidente della Fetbb, la Federazione europea degli edili – si sta impegnando da anni (dopo le famose sentenze della CGE) per il conseguimento di una direttiva di attuazione del distacco dei lavoratori, che combatta ogni forma di lavoro illecito e di dumping sociale. Come sindacato europeo siamo favorevoli alla competizione tra imprese, ma deve essere una competizione sana e leale  nel rispetto delle normative dove vengano riconosciuti i diritti dei lavoratori e non vengano fatte discriminazioni nei riguardi dei lavoratori distaccati”.
“E’ di fondamentale importanza – prosegue Pesenti – il rafforzamento del principio del Paese dove si opera, con il rispetto dei contratti e delle prassi nazionali di tale Paese. E’ altrettanto importante l’introduzione della responsabilità in solido (già esistente in alcuni Stati Membri come l’Italia) che obbliga l’appaltatore principale ad essere “responsabile” per il rispetto delle norme del lavoro su tutta la catena di subappaltatori”.
Il 5 marzo prossimo una delegazione della Filca nazionale sarà presente all’audizione dei Social Democratici del Parlamento Europeo in cui verrà esplicitata la loro posizione su questa materia. Il Sindacato Europeo dell’industria delle costruzioni ha chiesto al Parlamento Europeo di  guardare ai problemi attuali e di risolverli. In particolare: 

  • l’abuso di uno status di distacco improprio deve trovare una soluzione nel dichiarare che la normativa completa del Paese ospitante deve essere applicata;
  • L’inefficacia di controlli da parte degli ispettori del lavoro deve trovare soluzione prevedendo una serie minima di strumenti di controllo obbligatori che possano essere integrati in modo flessibile dalle autorità nazionali per affrontare nuove e “creative” elusioni.
  • La cooperazione  transfrontaliera deve essere facilitata e attuata, anche sanzionando i Paesi che non la rispettano.
  • Il problema delle detrazioni salariali illecite deve essere risolto concordando che l’imprenditore deve “coprire i  costi di trasporto, vitto e alloggio” per i lavoratori transfrontalieri.
  • L’uso illecito di lavoratori nelle lunghe e poco trasparenti catene di subappalti e insourcing deve trovare soluzione attraverso la responsabilità incondizionata da parte dell’appaltatore principale verso tutti i subappaltatori.
  • Il problema del falso lavoro autonomo deve essere risolto attraverso una chiara definizione di “lavoratore” e “lavoratore autonomo”.

Nonostante queste soluzioni siano ovvie e ridurrebbero significativamente  il grado di dumping sociale transfrontaliero e lo sfruttamento di lavoratori, l’EPP e l’ALDE non hanno voluto  riconoscere il vero problema ed i pericoli di un mercato del lavoro senza regole. Invece hanno optato per la tecnica dello struzzo nascondendo la testa nella sabbia quando si tratta di dumping sociale e sfruttamento dei lavoratori. 
Possiamo solo sperare che prevarrà il buon senso e che la Commissione Occupazione del Parlamento Europeo respinga questo parere.

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