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BILANCIO IN ROSSO PER L'EDILIZIA, TIRA SOLO L'ESTERO

BILANCIO IN ROSSO PER L'EDILIZIA, TIRA SOLO L'ESTERO

Bilancio in rosso per il settore dell’edilizia, che dopo il crollo del 2009 (-11%) dovrebbe registrare quest’anno un ulteriore calo del 4,4% in termini reali. E a raccogliere l’allarme lanciato stamane da Ance e Federcostruzioni (che denuncia dall’inizio della crisi a fine 2011 il rischio di perdita di 500mila posti di lavoro e di circa il 30% del fatturato), è lo stesso presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che dice sì al rigore nei conti pubblici ma basta tagli agli investimenti nel settore. “Se non ripartono gli investimenti – dice il numero uno di Viale dell’Astronomia – il Paese rischia di non uscire da una trappola di bassa crescita e di perdite di posti di lavoro”. A tracciare un quadro a tinte fosche è la stessa Federcostruzioni nel Rapporto 2010 Sistema italiano delle costruzioni. A conti fatti, sostiene l’associazione, “se si sommano i cali del 2008 e del 2009, il sistema ha perduto nel triennio il 17,3% rispetto al 2007”.

Un tracollo, se consideriamo che nel solo 2009 il settore ha registrato una perdita di oltre 47 miliardi di euro di fatturato (il giro d’affari aggregato è stato di oltre 338 miliardi di euro, -12,3% rispetto ai 385.670 milioni del 2008). Un calo cui hanno contribuito tutti i settori: sono riuscite a tenere solo le tecnologie meccaniche (+0,3%), ma tutti gli altri “hanno patito fortemente la crisi”. Analizzando le perdite registrate dai singoli settori, secondo Federcostruzioni, si può concludere che il sistema italiano delle costruzioni “abbia in qualche modo giocato un ruolo di contenimento delle perdite, infatti i settori con decrementi superiori alla media mostrano una propensione all’export particolarmente alta e sembrerebbe che proprio il crollo della domanda estera abbia trovato un contrappeso nella domanda nazionale proveniente dalle costruzioni. Viceversa nel 2010 sembrerebbe che proprio dal fronte estero, debbano provenire i primi segnali di ripresa”. Una ripresa che tuttavia – avverte Domenico Pesenti, segretario generale Filca Cisl, in una nota – incide poco sul dato occupazionale italiano. Che è poi ciò che più sta a cuore al sindacato.
D’altra parte, il peso delle costruzioni sull’intero sistema economico nazionale, non è di poco conto: 3 milioni di addetti (16,8% degli addetti dell’industria e dei servizi); la produzione rappresenta il 12,8% degli impieghi del Pil; e in termini di occupazione si stima che ogni aumento di 1 miliardo di euro di nuova produzione si traduca in 23.620 nuovi posti di lavoro. Il problema è che esistono numerose criticità che incidono pesantemente sullo sviluppo del settoredalla struttura imprenditoriale frammentata e di troppo piccole dimensioni al mancato ammodernamento infrastrutturale a causa del calo degli investimenti pubblici, dal mercato poco trasparente al malcostume del ritardo nei pagamenti da parte della Pa, fino alla stretta creditizia. Per questo i costruttori hanno formulato un pacchetto di proposte. E cioè: la modifica strutturale del Patto di stabilità interno; garantire i pagamenti dovuti alle imprese; sbloccare gli 11,3 miliardi di euro di risorse pubbliche per le infrastrutture; utilizzare la leva fiscale; realizzare gli snellimenti procedurali per i piani casa; parificare le aliquote contributive per lavoro autonomo e subordinato; ampliare gli ammortizzatori sociali in edilizia.
Proposte condivise anche dai sindacati, peraltro, visto che – come ricorda Pesenti – sono quelle presentate da tutta la filiera delle costruzioni agli Stati Generali dello scorso maggio. “Ma insieme a tutto ciò che propongono i costruttori – avverte il sindacalista – è bene aggiungere la necessità di una selezione delle imprese regolari, con relativa espulsione dal mercato di quelle che non rispettano la normativa di legge. Per questo motivo va approvata velocemente la Patente a punti, già inserita nel Testo unico sulla sicurezza, la cui attuazione permetterebbe di avviare un’attività di sostegno alla dimensione delle imprese, troppo spesso frammentate, e di poter contrastare il fenomeno del subappalto a catena”.

Bilancio in rosso per il settore dell’edilizia, che dopo il crollo del 2009 (-11%) dovrebbe registrare quest’anno un ulteriore calo del 4,4% in termini reali. E a raccogliere l’allarme lanciato stamane da Ance e Federcostruzioni (che denuncia dall’inizio della crisi a fine 2011 il rischio di perdita di 500mila posti di lavoro e di circa il 30% del fatturato), è lo stesso presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che dice sì al rigore nei conti pubblici ma basta tagli agli investimenti nel settore. “Se non ripartono gli investimenti – dice il numero uno di Viale dell’Astronomia – il Paese rischia di non uscire da una trappola di bassa crescita e di perdite di posti di lavoro”. A tracciare un quadro a tinte fosche è la stessa Federcostruzioni nel Rapporto 2010 Sistema italiano delle costruzioni. A conti fatti, sostiene l’associazione, “se si sommano i cali del 2008 e del 2009, il sistema ha perduto nel triennio il 17,3% rispetto al 2007”.
Un tracollo, se consideriamo che nel solo 2009 il settore ha registrato una perdita di oltre 47 miliardi di euro di fatturato (il giro d’affari aggregato è stato di oltre 338 miliardi di euro, -12,3% rispetto ai 385.670 milioni del 2008). Un calo cui hanno contribuito tutti i settori: sono riuscite a tenere solo le tecnologie meccaniche (+0,3%), ma tutti gli altri “hanno patito fortemente la crisi”. Analizzando le perdite registrate dai singoli settori, secondo Federcostruzioni, si può concludere che il sistema italiano delle costruzioni “abbia in qualche modo giocato un ruolo di contenimento delle perdite, infatti i settori con decrementi superiori alla media mostrano una propensione all’export particolarmente alta e sembrerebbe che proprio il crollo della domanda estera abbia trovato un contrappeso nella domanda nazionale proveniente dalle costruzioni. Viceversa nel 2010 sembrerebbe che proprio dal fronte estero, debbano provenire i primi segnali di ripresa”. Una ripresa che tuttavia – avverte Domenico Pesenti, segretario generale Filca Cisl, in una nota – incide poco sul dato occupazionale italiano. Che è poi ciò che più sta a cuore al sindacato.
D’altra parte, il peso delle costruzioni sull’intero sistema economico nazionale, non è di poco conto: 3 milioni di addetti (16,8% degli addetti dell’industria e dei servizi); la produzione rappresenta il 12,8% degli impieghi del Pil; e in termini di occupazione si stima che ogni aumento di 1 miliardo di euro di nuova produzione si traduca in 23.620 nuovi posti di lavoro. Il problema è che esistono numerose criticità che incidono pesantemente sullo sviluppo del settoredalla struttura imprenditoriale frammentata e di troppo piccole dimensioni al mancato ammodernamento infrastrutturale a causa del calo degli investimenti pubblici, dal mercato poco trasparente al malcostume del ritardo nei pagamenti da parte della Pa, fino alla stretta creditizia. Per questo i costruttori hanno formulato un pacchetto di proposte. E cioè: la modifica strutturale del Patto di stabilità interno; garantire i pagamenti dovuti alle imprese; sbloccare gli 11,3 miliardi di euro di risorse pubbliche per le infrastrutture; utilizzare la leva fiscale; realizzare gli snellimenti procedurali per i piani casa; parificare le aliquote contributive per lavoro autonomo e subordinato; ampliare gli ammortizzatori sociali in edilizia.
Proposte condivise anche dai sindacati, peraltro, visto che – come ricorda Pesenti – sono quelle presentate da tutta la filiera delle costruzioni agli Stati Generali dello scorso maggio. “Ma insieme a tutto ciò che propongono i costruttori – avverte il sindacalista – è bene aggiungere la necessità di una selezione delle imprese regolari, con relativa espulsione dal mercato di quelle che non rispettano la normativa di legge. Per questo motivo va approvata velocemente la Patente a punti, già inserita nel Testo unico sulla sicurezza, la cui attuazione permetterebbe di avviare un’attività di sostegno alla dimensione delle imprese, troppo spesso frammentate, e di poter contrastare il fenomeno del subappalto a catena”.
(dal sito www.conquistedellavoro.it)

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